| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Un balcone su Bombay”?
Alessandra Libertini - Il titolo è stato scelto ancora prima di poter definire la storia o, per meglio dire, contemporaneamente. Ero sul balcone della mia camera, luogo in cui passo molto del mio tempo libero, il giorno della vigilia di Natale dell’anno 2014; stavo ascoltando della musica, concentrandomi su diversi avvenimenti avvenuti in un periodo particolare della mia vita. Ad un certo punto, con l’ascolto del brano “Bye bye Bombay” degli Afterhours, ascoltando con attenzione il testo (ricco di poesia, di bellissime immagini) ho avuto come una folgorazione: La mia fantasia ha galoppato in quei minuti attraverso la storia di un amore non corrisposto, al quale sono stati aggiunti aneddoti della mia vita, il mio balcone, la mia musica. Ed ecco qui: “Un balcone su Bombay”. Del resto, gran parte del libro è ambientato sul balcone della protagonista.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Alessandra Libertini - Questo libro parla del coraggio di ricominciare, ma solo dopo aver passato un periodo in compagnia di se stessi ed aver esorcizzato le proprie paure ed i propri fallimenti. È un bilancio quello dell’anonima protagonista, il bilancio che tutti gli esseri umani si ritrovano a fare ogni volta che un capitolo della vita si chiude e si è di nuovo aperti alle novità della vita.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Alessandra Libertini - Il libro è pieno di aneddoti autobiografici, soprattutto quelli che riguardano i rapporti sentimentali ed i ricordi della mia infanzia. Certamente, alcuni di essi sono stati plasmati dalla mia fantasia per creare una coerenza con i temi ricorrenti, rendendoli a volte più forti di quanto in realtà lo siano stati. La storia di un amore non corrisposto non rispecchia la mia attuale realtà, poiché vivo una relazione stabile da moltissimi anni.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Alessandra Libertini - Riprendendo la prima parte della domanda, sicuramente, il valore delle lettere, dei diari, della carta scritta come mezzo di autoanalisi interiore. Credo che, se tutti, soprattutto le nuove generazioni, riscoprissero che carta e penna, quanto la musica, possano salvarti la vita e l’integrità mentale, si vivrebbe con più empatia, meno stress, quindi con meno conseguenze negative a livello sociale.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Un balcone su Bombay”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Alessandra Libertini - Credo che sia assolutamente disarmante dal punto di vista emotivo ogni parte in cui l’anonima protagonista cerca nei suoi sogni e nella sua immaginazione un contatto fisico con “L’uomo immobile con la barba e le mani in tasca”, un contatto che durante gli incontri non ha mai nemmeno osato immaginare per paura di essere respinta. Credo racchiuda pienamente la difficoltà di chi vive un amore non corrisposto ad esprimere senza paura, indipendentemente dalla propria natura, un sentimento così genuino.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Alessandra Libertini - Credo di essere io stessa un patchwork di ciò che ho letto, delle canzoni che ho ascoltato, i quadri e le fotografie che ho visto, tanto nella scrittura quanto nella vita reale.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Alessandra Libertini - Credo sia la musica ad avere la maggiore influenza sulle mie emozioni e, consequenzialmente, sulla mia scrittura. Del resto, “Un balcone su Bombay” è nato da una canzone. L’ispirazione notturna, poi, mi è stata concessa da brani di Einaudi e degli Air. È così da quando ne ho memoria: Quando delle note toccano le corde giuste nella mia interiorità, il mio cervello e la mia creatività cominciano il loro viaggio fino ad arrivare davvero lontano.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Alessandra Libertini - Non credo di avere un genere letterario prediletto. Certo è che, qualsiasi sia il genere, sono un’amante del semisconosciuto: Cerco spesso libri editi da piccole case editrici e, a volte, mi sorprendo di come certi talenti non siano ancora in luce nel panorama letterario nazionale.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Alessandra Libertini - Senza dubbi, quello cartaceo. Il formato digitale è più comodo, più pratico, più leggero, ma non ha odore e non puoi stringerlo tra le mani quando ti regala un’emozione.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Alessandra Libertini - Pur vivendo una vita ricchissima di impegni, svolgendo diversi lavori e studiando per una seconda laurea, ho potuto passare del tempo piacevole in compagnia del mio computer e della carta, soprattutto durante le ore notturne. Scrivere per me fa parte delle mie attività vitali, è un’esigenza, dunque, una volta delineati una trama e degli intrecci che potevano sembrare buoni al fine di un buono scorrimento della lettura, ho scritto senza problemi quali blocchi, mancanza di idee ecc.
Così, il libro è stato steso ogni notte per due ore e, nel giro di circa tre mesi, è stato ultimato senza sforzi. Per correggerlo ci son voluti dieci mesi, è stata decisamente la parte più difficile.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Un balcone su Bombay” se non lo avesse scritto.
Alessandra Libertini - Se avessi l’occasione di poter leggere poche righe prendendolo per caso dallo scaffale di una libreria, credo che lo comprerei perché è un libro che non si può decriptare da una lettura distratta: Mi piacciono quelle storie che rapiscono, che regalano all’immaginazione un ottimo allenamento per rimanere vivida. Questo libro è ricco di immagini evocative, di visioni oniriche, credo che lo comprerei perché saprebbe catapultarmi in un’altra dimensione.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Alessandra Libertini - Posso anticipare di aver scritto già qualche capitolo di un secondo libro, molto diverso da “Un balcone su Bombay”. Pur trattando altre tematiche ed avendo una trama molto più complessa, avrà in modo analogo come protagonista una donna dai capelli rossi molto intensa e tormentata, che interagirà con diversi personaggi che ne compiranno il destino.
Titolo: Un balcone su Bombay
Autrice: Alessandra Libertini
Prezzo di copertina: € 12,00
Dati 2016, 156 p.
Editore Aletti (collana Gli emersi narrativa)
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