| “Io abito qui” è l’ultima raccolta poetica di Michele Gentile. Nato a Ostia nel 1972, socio fondatore dell’associazione no profit ”Culturando”, segretario per l’Italia del movimento internazionale di poesia ”Poetas del Mundo” è ideatore del premio internazionale di poesia per bambini ”Un Mare di Poesia” e ideatore dell’evento socio-culturale nazionale “Lettere in Viaggio”, manifestazioni gratuite e annuali che organizza con la sua associazione. Da qualche anno le sue poesie e i suoi aforismi hanno trovato traduzione in lingua araba, spagnola, tedesca e greca.
Bentrovato Michele, dicci qualcosa sulla tua nuova raccolta poetica.
Ciao Sara e grazie. Mi piace considerare “Io abito qui” una sorta di diario, un registro di emozioni e stati d’animo scaturiti da riflessioni concernenti la vita e la morte, l’amore e l’odio durante il trascorrere di un tempo sempre più indifferente, algido nei confronti di una società fragile e spesso troppo pessimista. Io abito qui è l’idea di esserci ancora in tutti quei luoghi, compreso il mio stesso cuore, dove è ancora possibile parlare di libertà e speranza.
“Ci pensa il mare a perdonare i nostri inverni”…
Questa è la frase con la quale ho voluto aprire il libro. Ho un vero culto per il mare, lo considero un tempio, un’entità sacra. Nelle mie lunghe passeggiate in spiaggia, al tramonto o al sorgere del sole, mi perdono, perdono e trovo l’energia giusta per andare avanti nei momenti no. Ultimamente mi hanno definito ”il poeta del mare”. Effettivamente sono moltissime le poesie e le frasi che ho dedicato al mare, il mio primo libro di narrativa, pubblicato nel 2009, l’ho intitolato ”I respiri del mare” e, con mia grande sorpresa e piacere, ho visto tradotti in arabo e spagnolo alcuni miei versi che parlano del grande fratello blu. Non potrei vivere in un posto dove non c’è il mare!
Cosa rappresenta per te la poesia?
In poche parole TUTTO! Scrivere versi è solo la parte finale di uno stile di vita che mi appartiene; pensiero, riflessione, meditazione, un percorso nel quale mi resetto ogni giorno imponendomi ritmi di vita più bassi quando la frenesia della quotidianità mi asfissia. Godere delle cose più semplici e cercare serenità e pace nella natura. Credo che viviamo tempi troppo veloci e claustrofobici, opprimenti oserei dire. Ci stiamo imponendo dei ritmi che non penso siano alla lunga sostenibili per un essere umano. A mio modo di vedere dovremmo tutti calmarci e considerare con maggior attenzione tutto il bello che abbiamo fuori le mura di casa.
Cosa vuoi fare da “grande”?
(sorride)…voglio continuare a sognare e convincere gli altri che è possibile trovare ancora il bene e la bellezza della vita. Le amarezze, i dolori e le sconfitte devono diventare un motivo in più per lottare e conquistare la felicità. Poi voglio scrivere poesia e convincere gli altri che la poesia è vita, è la giusta visione per un cambio di mentalità. La cultura è fondamentale per un individuo, come il cibo e l’aria. Come terza cosa vorrei capire finalmente Dio da che parte sta…(sorride un po' di meno)
Link diretto dell’articolo: http://www.inpressmagazine.com/abito-intervista-al-poeta-michele-gentile/
Seguici su facebook
http://www.facebook.com/alettieditore
E su Twitter
www.twitter.com/alettieditore
Canale Youtube
http://www.youtube.com/alettieditorechannel
|