| I versi di un poeta e di un uomo che sembra non volersi arrendere all’omologazione richiesta, quasi imposta dalla società moderna.
Un critico che nella circostanza si mette dall’altra parte della barricata, abituato a recensire, stavolta tocca a lui essere recensito, con dei componimenti comunque già ampiamente premiati in importanti rassegne del genere, trattandosi di una terza edizione.
Però non traspare alcuna forzatura, anzi Giuseppe Aletti ha il suo chiarissimo imprinting, conserva in sé tutti i sentimenti che nessuno sembra più avere. Le parole allargano il proprio significato, magia pressoché esclusiva della poesia.
È una poesia decadente ma non depressa, la sua: “La mia fede è il nulla”, si legge in “Stati di alterazione”. Questo Nulla in taluni passaggi scritto perfino con la N maiuscola, a dargli un aspetto divino, o quanto meno mistico. Questo nulla e tutto insieme, questa osservazione e riflessione continua, ma riflessione su cosa?
Le immagini evocate sono molto notturne, “Amica notte” viene appellata in “Paesaggio”, c’è molto buio nelle immagini e molta eternità nei suoni, il fruscio delle foglie, le onde del mare, gli stormi degli uccelli, ma anche tanto silenzio, simbolo un po’ di morte ma anche al tempo stesso proprio di eternità.
Notte, morte, eternità, concetti qui non temuti ma quasi desiderati come anticamera dell’unica vera ricchezza, la pace interiore, a fronte di una vita terrena che ci vede come vittime designate di un affanno che non abbiamo richiesto; emblematici i versi di “Alla morte”, questa parola che non fa più paura.
Anche alcuni accorgimenti “tecnici” costruiscono immagini e suoni, come la spaziatura tra le parole (“Attese” ma anche “Infante” o “Poesia”).
“Uomo” è una sorta di inquieta beatitudine: due righe a mò di encefalogramma piatto e una metafora tra vita umana e panni stesi ad asciugare, lì in fila per uno, a subìre il vento e basta, un’attesa che dovrà prima o poi avere fine… o trasformazione? L’immagine più suggestiva.
Versi da leggere chiudendo gli occhi di tanto in tanto e sprigionando la fantasia, quella fantasia che i ritmi della vita moderna rischiano di compromettere irreparabilmente.
Giuseppe Aletti – I Decaduti – Aletti Editore – 2015
Formato 21 x 14 cm – Pagine 60 b/n
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