| È un intellettuale attento e rispettoso della natura e dell’ambiente Andrea De Carlo, uno dei nostri scrittori più amati. Tra le varie iniziative che lo vedono impegnato c’è la campagna «Scrittori per le foreste» dell’associazione Greenpeace, che promuove l’utilizzo di carta riciclata per la pubblicazione dei libri. Quando può, ama stare a contatto con la natura e non a caso ha scelto di vivere, anziché in una città vivace e piena di sollecitazioni culturali come la natia Milano, nella campagna dell’urbinate.
Cosa ne pensi degli ultimi disastri ambientali? Saranno arginabili nel tempo, o ci porteranno verso un'inevitabile catastrofe planetaria?
«Sono le conseguenze dello sfruttamento selvaggio e incontrollato delle risorse del pianeta su cui viviamo. Gli interessi economici in gioco sono enormi: i governi sono schiavi delle multinazionali e della loro incontrollata avidità di profitto. Se non si riuscirà a imporre, da subito, regole stringenti, è inevitabile che succedano altri disastri, con conseguenze impossibili da arginare, sia dal punto di vista ambientale che economico».
Lo sviluppo umano, in termini di tecnologie ed esigenze legate alla qualità della vita, è qualcosa di inevitabile. Potrebbe essere associato a una diversa etica che tenga conto della sostenibilità, del fattore umano, e del fatto che le risorse del pianeta sono esauribili?
«Rispettare l’ambiente non significa desiderare di tornare al Medioevo o all’era delle caverne. Al contrario, la tecnologia di oggi mette a disposizione nuovi strumenti utili anche per le fonti rinnovabili di energia: i pannelli solari e fotovoltaici, i generatori a vento, le turbine per sfruttare le correnti marine. Però il potere delle compagnie petrolifere impedisce di dedicare più risorse alla ricerca e allo sviluppo in questa direzione, e a questo si unisce la connivenza di tanti governi. Non è incredibile per esempio che in Italia si vedano ancora pochi pannelli solari, utilizzati sia dalle aziende che dai privati, rispetto alla Germania, dove c’è molto meno sole?».
E cosa fa Andrea De Carlo, come singolo cittadino, per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, e non compromettere il futuro delle nuove generazioni?
«Innanzitutto, ogni volta che posso, cerco di denunciare i casi di devastazione ambientale che mi capitano sotto gli occhi. Sul piano quotidiano, poi, cerco di non sprecare acqua né carta, divido i rifiuti che produco, compro cibi prodotti in modo naturale e che non provengano da migliaia di chilometri di distanza. Sono piccoli gesti molto “normali”, ma moltiplicati per grandi numeri possono sicuramente produrre un grande effetto».
La crisi attuale, che investe un po’ tutti i campi, può essere vista anche come l’opportunità per un ripensamento globale del sistema mondo?
«Certamente. L’importante è che riusciamo a reagire in tempo utile, tenendo a mente la storia dell’isola di Pasqua, i cui abitanti avevano tagliato tutti gli alberi fino a trasformare un luogo rigoglioso in un deserto inabitabile per umani e animali. Le crisi ambientali, superato un certo punto diventano irreversibili. I margini si stanno riducendo molto rapidamente, sarebbe assurdo illuderci che non sia così».
Attraverso i tuoi libri riesci a trasmettere messaggi legati al rispetto per la natura? Ne hai avuto riscontro da parte dei più affezionati lettori?
«Il tema dell’ambiente finisce per entrare sempre nei miei romanzi, in un modo o nell’altro: non posso farne a meno. I miei lettori per fortuna tendono a essere sensibili a queste considerazioni, ma il punto è cercare di raggiungere e sensibilizzare chi se ne interessa poco o nulla. Cosa affatto facile, come ho scoperto in diverse occasioni».
Hai in progetto qualche programma in tal senso, nel prossimo futuro?
«Continuerò con il mio impegno per la campagna promossa da Greenpeace: “Scrittori per le foreste”. Tutti i miei libri oggi sono stampati su carta certificata FSC, un marchio che garantisce la provenienza da una buona gestione forestale».
Sei uno degli scrittori italiani più seguiti e amati dai giovani, sia per i libri che per le scelte di vita. Trovi che le nuove generazioni abbiano più coscienza ambientalista, rispetto alle precedenti?
«Oggi ci sono certamente più informazioni disponibili rispetto al passato, a volerle cercare. Ma non so se questo si traduca in un maggior impegno. Molte persone di tutte le età sono attente all’ambiente e preoccupate del suo futuro, ma credo che siano ancora una minoranza della popolazione. La maggioranza purtroppo non sembra molto interessata a una questione che pure riguarda in modo diretto ogni abitante della Terra».
Nel tuo ultimo libro, Villa Metaphora, che parte ha l’ambiente?
«La vicenda si svolge su un’isola vulcanica. La natura circonda i protagonisti, ne condiziona i comportamenti, e anche l’umore. In questo romanzo, grande protagonista è il mare: uno dei miei habitat preferiti. Non è un caso che simpatizzi per Greenpeace».
Andrea De Carlo è nato a Milano. Ha pubblicato: Treno di panna, Uccelli da gabbia e da voliera, Macno, Yucatan, Due di due, Tecniche di seduzione, Arcodamore, Uto, Di noi tre, Nel momento, Pura vita, I veri nomi, Giro di Vento, Mare delle Verità, Durante, Leielui, Villa Metaphora.
IL LIBRO: VILLA METAPHORA
In un esclusivo resort di lusso, sito in una piccola isola vulcanica nel Mediterraneo, si incrociano i destini di ospiti molto singolari, diversi ed emblematici: un potente banchiere, una giornalista in incognito, una star americana, due anziani giocatori, un politico in cerca di consensi, uno star-chef spagnolo, e vari nativi. I personaggi, quattordici in tutto, sono alla ricerca di un perché. Per ciascuno di questi, l’autore conia un linguaggio, uno stile di vita, un diverso pensiero: una sfida stilistico-narrativa per raccontare il mondo di oggi con i suoi difetti e le sue virtù, e le insostenibili contraddizioni dell’animo umano.
Articolo di Alma Daddario, pubblicato sulla rivista Orizzonti n.43
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