| «Io sono sempre stato un grande ammiratore della letteratura americana. Quando ho cominciato a pensare ad una poetica che fosse chiaramente ascrivibile a me e al mio modo di interpretare la scrittura, in primo luogo mi sono concentrato a trovare un modo di utilizzare l’inglese che non fosse di esclusiva proprietà degli inglesi.
Negli Stati Uniti esistono numerosi filoni, stili e generi letterari legati, per esempio al sud, alle grandi città, alle contaminazioni dell’esperienza degli afro-americani.
La mia impressione di scrittore di lingua inglese, ma non scrittore inglese, benché in Inghilterra mi sia formato e abbia studiato letteratura, è stata che tutti questi gruppi e queste situazioni diverse, tutte queste esperienze letterarie in qualche modo abbiano tracciato un inglese che non è più l’inglese originario. Queste riflessioni mi hanno portato a comprendere la vera ricchezza della lingua inglese e mi hanno aiutato nel tracciare la mia identità di scrittore».
Pubblicato su Orizzonti n.43
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