| -Non possiamo farcela, gli uomini sono sfiniti- urlò Valerio per farsi sentire attraverso il fragore delle armi.
Si era tirato un momento da parte per farsi medicare una leggera ferita a un braccio, dalla quale però gli stava uscendo parecchio sangue.
-Lo so- rispose Sesto in piedi accanto a lui, pallido, nervoso;- ma Gneo non vuol saperne di ritirarsi-.
-Ma è una carneficina! Ormai è chiaro che la battaglia è perduta. Non ha alcun senso ostinarsi-.
-Conosci mio fratello quanto me e sai bene che non gli importerebbe di sacrificare i suoi soldati fino all’ultimo. Lui non darà mai il segnale della ritirata-.
Valerio scosse la testa; sapeva perfettamente che le parole di Sesto corrispondevano alla realtà: Gneo era sempre stato molto orgoglioso e ostinato, ma in quella battaglia pareva volesse mettere un accanimento che era fuori del comune anche per lui. Da quando le truppe cesariane avevano inferto loro una sconfitta in Africa, a Tapso, l’anno precedente, sembrava ch’egli avesse avuto un solo pensiero, ben fisso nella mente: vendicarsi. Voleva annientare i cesariani. Un odio terribile gli dava forza anche nei momenti in cui tutto andava storto e facilmente avrebbe potuto lasciarsi andare. Gneo, del resto come suo fratello Sesto, aveva sempre militato nelle file dei pompeiani, come tra l’altro era logico aspettarsi dai figli di Pompeo; ma da quando, nel 48 a.C., suo padre era stato barbaramente trucidato in Egitto*, l’odio per il partito avverso era diventato in lui qualcosa di bruciante. Il ricordo della terribile uccisione a tradimento di suo padre non lo abbandonava mai. Il grande generale era stato ucciso appena approdato sulle coste egiziane, dopo la drammatica fuga seguita alla pesante sconfitta di Farsalo. Lì era certo di ottenere un sicuro asilo grazie agli antichi vincoli di ospitalità che intercorrevano tra la sua famiglia e i Tolomei. Ma era stato proprio il giovanissimo Tolomeo, fratello di Cleopatra, a decretare la sua morte, in ciò sostenuto e anzi sobillato dai suoi più stretti collaboratori. Di questa morte Cesare non aveva colpa, ma per Gneo era come se, indirettamente, proprio Cesare e i suoi seguaci ne fossero responsabili. E così, nel tempo, l’odio del giovane era andato via via crescendo.
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*Appena sbarcato in Egitto Pompeo era stato subito trucidato in quanto le autorità locali speravano, con tal gesto, di ottenere il favore di Cesare vincitore.
Incipit del romanzo “Dopo la tempesta” di Aldo Antolli, edito dalla Aletti Editore
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.84 €12.00
ISBN 978-88-591-2973-8
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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