| Giovanni Pascoli (1855-1912) ci ha consegnato versi mesti, sicuramente influenzati dalle tristi vicende personali (come, ad esempio, l’uccisione del padre da parte di sconosciuti e per questo rimasta impunita), in cui domina una malinconia diffusa nella quale il poeta immerge tutto: uomini e cose. Ma oltre a questi scritti, fra poco potremo conoscere molte più cose: tutto l’archivio privato, infatti, sarà presto consultabile via web grazie alla nascita di un grande portale.
Il poeta, infatti, ha lasciato, insieme alla sua opera, un vero e proprio tesoro costituito dalle sue memorie (conservato in quel suggestivo “sacrario”, quale è la casa di Castelvecchio), che la sorella Maria riuscì, grazie alle sue attente cure, a mantenere intatto. Alla sua morte, Maria destinò l’intero patrimonio al Comune di Barga, che ne ha affidato la gestione alla Fondazione Pascoli.
(Dalla rubrica "Pillole" di Carlo Tetali, Orizzonti n.43)
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