| Non solo ogni scrittore ha il proprio modo di scrivere, i propri tempi, ma anche le proprie abitudini e i propri luoghi che ne agevolano la scrittura.
Thomas Carlyle si fece costruire espressamente una stanza isolata acusticamente per poter scrivere, mentre Kenzaburō Ōe scriveva meglio se c’era la musica nella stanza accanto, scelta dal figlio che soffriva d’una menomazione mentale.
Ai tavolini di un bar, a Palermo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa compose gran parte del Gattopardo.
Émile Zola preferiva scrivere con la luce artificiale e per questo, di giorno, oscurava la stanza con le tende, Truman Capote non cominciava né finiva nulla di venerdì. John Keats si lavava simbolicamente le mani e, quando non aveva acqua a disposizione, usava qualunque altro liquido (in genere caffè, di cui Honoré de Balzac era consumatore esagerato).
Woody Allen lavora su fogli rigorosamente gialli, mentre Isabel Allende rimugina le storie dentro, ma senza mai cominciare un nuovo lavoro in un giorno diverso dall’8 gennaio.
(Dalla rubrica "Pillole - notizie curiose dal mondo della cultura" di Carlo Tetali, rivista Orizzonti)
Diventa nostro amico su facebook
www.facebook.com/rivistaorizzonti
Seguici su twitter
www.twitter.com/rorizzonti
|