| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’attesa del vento”?
Lorenzo Andrea Velardi - Ho scelto questo titolo perché, innanzitutto, è un verso della mia poesia “Il povero ride oro”, scritta in un momento di profonda transizione.
Più in generale, il titolo rimanda alla mia costante ricerca di trovare un messaggio fuori dall’ordinario che scavalchi le pubblicità e le mode del nostro tempo; in altre parole è una sorta di escatologia verso quel che veramente c’è di spirituale in questa realtà: Non il mondo, non il vento, ma noi stessi.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Lorenzo Andrea Velardi - Sicuramente, come suggerisce il titolo, l’attesa, verso una nuova condizione esistenziale, perché la prima troppo pesante.
In seconda battuta direi l’amore e l’amicizia in quanto alcune poesie del libro sono dedicate a ragazze, che mi hanno colpito e a cui voglio bene.
Poi aggiungerei la salvezza, non in senso prettamente religioso, quanto il riconoscere un certo spazio a noi stessi di libertà e creatività col quale si protegge il lato più artistico di una persona. In fondo tutti abbiamo bisogno di dire qualcosa; alcuni usano la musica, altri la prosa, altri ancora la poesia. Non esiste un mezzo migliore; comunque non voglio dilungarmi troppo e quindi finisco citando la frase bellissima di Seneca “Per aspera ad astra”.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Lorenzo Andrea Velardi - Moltissimo. Ogni mia poesia è sublimata dall’esperienza personale, dalla mia risposta e da come l’ho digerita.
In generale, quello che non trovavo nella realtà circostante era un po’ di pace, un po’ di amore, un po’ di giustizia, cosa che invece sono riuscito a trovare scrivendo poesie, che sono diventate per me una valvola di sfogo notevole.
Ho sempre avuto un problema con la realtà, perché mai coi piedi per terra, ma, seppure alcune poesie siano criptiche o parlino di luoghi immaginifici, la spinta è venuta da quello che avevo davanti.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Lorenzo Andrea Velardi - La sofferenza e il suo momento di riflessione, dalla quale nascono strumenti per divenire consapevoli e maturi.
Inoltre, in fondo, una parte di me, che, dopo tutto quello che ho passato, si riproduce in forma più leggera (nella forma) e in forma più drammatica (nella sostanza).
Alla fine l’oblio è il nostro destino, ma non in questa vita presente, quindi direi anche l’idea di vivere il presente. “L’attesa del vento” è proprio questo, la ricerca di una nuova condizione esistenziale.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “L’attesa del vento”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Lorenzo Andrea Velardi - Ci sono episodi importanti che mi hanno cambiato la vita, come aver conosciuto certe persone o letto alcuni autori, ma soprattutto momenti belli con la mia famiglia e coi miei amici; li descriverei con una certa “joie de vivre”, perché più passa il tempo più mi sento fortunato, le situazioni cambiano, la vita stessa cambia ma il risultato è che una volta che si trova fiducia in se stessi, negli altri, nel mondo, ma soprattutto in questo viaggio, si trovano sorprese inaspettate, come questo libro.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Lorenzo Andrea Velardi - Sicuramente il primo che mi viene in mente è Sandro Penna, un grandissimo poeta, con una sensibilità veramente spiccata, mi piace tantissimo.
Poi Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Alda Merini, Rainer Maria Rilke, Baudelaire, Pier Paolo Pasolini.
Penna mi ha fatto capire che avrei dovuto iniziare a scrivere poesie, mi ha emozionato e non pensavo che la poesia stessa potesse arrivare a tali livelli di profondità.
A livello di prosa Dostoevskij, Nietzsche, Seneca, Rousseau, Oscar Wilde, Mishima e Kundera.
Ce ne sarebbero tantissimi altri, ma loro sono i principali.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Lorenzo Andrea Velardi - Indubbiamente la musica. I testi dei Cure quando parlano di angeli, dei Radiohead quando parlano di alienazione, degli Smiths quando esprimono la loro malinconia con un vegetarianesimo di sfondo e i Blur per la loro freschezza, ma anche i R.E.M., Nick Cave and The Bad Seeds, Joy Division, Depeche Mode e Low.
D’italiani direi i Diaframma, i Litfiba, i Verdena, Il Teatro degli Orrori e i CCCP Fedeli alla Linea…
Qualcuno me ne sarò sicuramente dimenticato.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Lorenzo Andrea Velardi - Mi piacciono molto i trattati filosofici, sociologici, i bildungsroman e i romanzi psicologici.
Non ho un genere preferito, dipende dal periodo e da quello che cerco in un libro, ma sicuramente qualunque sarà l’esito andrà bene, se consigliato da un familiare o da un amico.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Lorenzo Andrea Velardi - Preferisco di gran lunga il libro cartaceo perché posso percepirne l’odore; averlo; diciamo pure possederlo, come proprio oggetto, vederlo, sentirlo, sottolinearlo, prestarlo, riaverlo, metterlo in borsa, affezionarmi.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Lorenzo Andrea Velardi - Alcune poesie del libro sono state scritte di getto, altre sono state scritte pensando e ripensando alla migliore resa possibile.
Di solito avevo sempre qualcosa da scrivere per lo stato riflessivo in cui stavo, poi anche dal senso di trasporto con cui mi sono legato con mia sorella, con cui ho un bellissimo rapporto. È laureata al Conservatorio e fra poco (nel tempo che scrivo) si è laureata (nel tempo che leggerete).
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’attesa del vento” se non lo avesse scritto.
Lorenzo Andrea Velardi - Mi incuriosirebbe il quarto di pagina e anche perché è un’opera che cerca di venire a capo di qualcosa.
È un’opera vitale perché attraversa le fasi di vita dello scrittore (lui stesso alla continua ricerca di qualcosa) però non istintivamente, ma con cura e pazienza.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Lorenzo Andrea Velardi - Mi piacerebbe scrivere un altro libro di poesie, magari tra un anno, due, non lo so, magari sempre con Aletti!
Anche la prosa mi piace, ma la poesia è ciò che preferisco.
L’importante è scrivere ciò che si sente e non ciò che si ascolta. Le grandi trasformazioni vengono da dentro, mai da fuori.
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.44 €12.00
ISBN 978-88-591-2859-5
Il libro è disponibile anche in versione e-book http://www.alettieditore.it/emersi/2015/velardi.html#sthash.naVhLTRP.dpuf
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