| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Mosè guardia municipale”?
Alfredo Popolizio - Un titolo come "Arcangelo guardia municipale" sarebbe stato davvero banale! Trattandosi di un rabdomante dovevo trovare qualcosa che avesse attinenza con l'acqua... e il biblico nome Mosè mi è parso quanto mai opportuno; la foto di copertina infatti coglie Arcangelo Popolizio dal vero con la bacchetta di acacia intento in un esperimento alla ricerca dell'acqua. Direi ancora che, dopo la sofferta carcerazione, quel posto in municipio lo ha in certo qual modo salvato: la famiglia infatti dopo la duplice disgrazia, da agiata che era, venne a trovarsi del tutto indigente.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Alfredo Popolizio - Primi fra tutti l'ingiustizia, il male, e soprattutto l'amore ove l'uomo in quanto essere finito trova conforto nelle avversità: egli per sfuggire alla insicurezza del suo vivere si costruisce dei rifugi che prendono vari nomi come amore, amicizia, famiglia, religione. Tali gli argomenti ricorrenti nel romanzo. Vi è un aspetto non meno importante che è quello espresso dalla tenacia di chi ama e lotta per la verità senza mai arrendersi.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Alfredo Popolizio - La realtà ha inciso sostanzialmente e profondamente nella scrittura: la tragedia è realmente accaduta, una duplice sciagura (l'episodio amoroso è del tutto inventato, diversamente non ne poteva scaturire un romanzo!). Ahimè, malgrado mi sia prodigato nelle ricerche non mi è stato possibile reperire neppure in parte gli atti processuali, né presso la Corte di Assise di Bari, né all'archivio di Stato. Una realtà crudele smarrita. Le pagine di un tremendo errore giudiziario sarebbero dovute rimanere quoniam scriptae.
Hanno inciso ancora, le mie convinzioni sulla giustizia e la realtà processuale spesso fallace. Le mie esperienze professionali mi hanno condotto a lottare in aula, e a volte ne sono rimasto deluso ma non vinto. Ma questa è un'altra realtà. Malgrado un diffuso generale pessimismo sulla giustizia, oggi più che mai dobbiamo avere ansia di Giustizia, e lottare per vederla realizzata.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Alfredo Popolizio - Come dicevo poc'anzi nulla è rimasto delle carte processuali relative ai fatti da me narrati per cui fu mia intenzione ricordare quanto accaduto, in particolare le sofferenze di Arcangelo Popolizio e di tanti altri innocenti (e non sono pochi). Ho voluto ancora testimoniare che spesso le così dette prove di colpevolezza che si pretendono acquisite non sono tali, ma necessitano di oculati riscontri e riflessioni soprattutto quando si presentano a priva vista lampanti come nel caso di specie. Ho voluto testimoniare che le prove vanno acquisite nel dibattimento nel rispetto del contraddittorio.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Mosè guardia municipale”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Alfredo Popolizio - Mi sono posto questa domanda ancor prima di inviare il romanzo alla editoria Aletti e ho chiesto parere alla attrice Carla Stella (già mia insegnante di recitazione) che è anche critica letteraria, essa mi ha incoraggiato e mi ha detto di non cambiare nulla; in realtà mi sono accorto che il finale è per così dire affrettato, meritava di essere ampliato. I personaggi a mio avviso, sono peraltro ben individuati nelle loro caratteristiche e umane debolezze e contraddizioni.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Alfredo Popolizio - Le mie fonti di ispirazione scaturiscono principalmente dalla professione che esercito dal marzo 1968, pertanto gli autori che ritengo fondamentali alla mia formazione culturale sono: il grande Cesare Beccaria, inutile menzionare il preziosissimo e inestimabile trattato "Dei delitti e delle pene" che fa onore a tutti gli italiani e al quale si è sicuramente ispirato il Prof. Gian Domenico Pisapia per la formazione del nuovo codice di procedura civile 1988, il Prof. Giuseppe Bettiol che ho avuto la fortuna di sentire per un biennio ai corsi universitari di Padova (diritto penale), il Prof. Francesco Antolisei (Manuale di Diritto Penale), il Prof. Opocher (Filosofia del Diritto). Per quanto attiene all'aspetto sentimentale la fonte principale è il film "La parola ai giurati" premio Orso d'oro a Berlino 1956, meravigliosa interpretazione di Henry Fonda: undici giurati senza esitazione hanno già decretato la condanna a morte di un giovane di colore ritenendolo responsabile del delitto di parricidio in base a prove a prima vista lampanti (proprio come nel mio romanzo), il dodicesimo giurato invece si oppone alla loro sciatteria e intende esaminare tutti gli elementi del caso e sottoporli a ponderazione e a severa critica, così con ferrea logica riesce a porre nel dubbio tutte quelle iniziali ed affrettate certezze, e alla fine convince...
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Alfredo Popolizio - Il teatro sopra tutto, infatti il film che ho poc'anzi ricordato è tratto dalla commedia "Dodici uomini arrabbiati" di Reginald Rose. Il teatro Pirandelliano mi ha influenzato conducendomi ad una dimensione creativa nuova e più elevata, ad una tematica costituita da un rapporto tra realtà e finzione, tra persone e personaggi, tra normalità e anormalità.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Alfredo Popolizio - La letteratura italiana tutta e d'oltralpe in particolare la poesia e la prosa di Giovanni Pascoli. Verga e il verismo. Mi affascina la filosofia e la sociologia. Prediligo ancora il genere letterario storico. Amo le tragedie di Sofocle soprattutto "Antigone" -la fanciulla nata per amare- e quelle di Euripide in particolare "Medea" e "Le Fenice", non potrei fare a meno della letteratura latina, Virgilio in particolare e i lirici.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Alfredo Popolizio - Appartenendo ad altra generazione, quella di prima, preferisco il libro cartaceo, mi fa gustare di più la lettura non saprei spiegare bene il perché, forse una componente è la tradizione, l'ambizione di vedere libri anche vecchi e di valore allineati ed ordinati in biblioteca, di poterli ammirare in stampa e rilegatura antica come fossero dei quadri, è un fascino che il digitale non può offrire; comunque non disdegno il digitale, è comodo, costa meno, puoi leggere di notte risparmiando energia elettrica, è pratico soprattutto quando ti trovi in piedi in autobus... ma non ha la poesia del cartaceo e forse non l'avrà mai, rimarrà nella fredda logica del telematico.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Alfredo Popolizio - Il mio rapporto con la scrittura è stato diverso: mi è capitato di comporre talvolta di getto come si suol dire, altre volte la scrittura è stata tormentata, non riuscivo a tradurre in lettere il pensiero e non esprimevo le idee siccome concepite; direi, se mi è concessa una digressione, che il mio rapporto con la scrittura sia stato a volte come quello che si ha con una stravagante amante: di amore e di odio allo stesso tempo, per dirla con il poeta latino Catullo: "ti odio e ti amo, ti domanderai perché io faccia ciò, non lo so, ma accade, lo sento e me ne tormento". Ho cercato insistentemente un rapporto immediato con una scrittura scarna ma efficace allo stesso tempo e che lasciasse spazio all'immaginazione di chi legge così da comunicare ed evocare delle emozioni nuove e antiche.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Mosè guardia municipale” se non lo avesse scritto.
Alfredo Popolizio - Dalla strana illustrazione e dal titolo: la foto dell'epoca rappresenta un tale che guarda per terra tenendo in mano un ramo, è attorniato da tanti curiosi, cosa farà mai? Sarei attirato inoltre dal commento di quarta pagina che bene pone in risalto l'aspetto crudele della sciagura e la fragilità dell'uomo che pure è capace di resistere sorretto dall'amore della famiglia.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Alfredo Popolizio - Quando troverò il coraggio di chiudere l'ufficio, spero di trovare la tranquillità necessaria allo scrivere, penso che mi cimenterò raccontando delle vicende delle quali ho conosciuto durante la mia professione di difensore, ne ho in mente di curiose e strane, come strane e diverse sono le vicende umane. Dovrò prima di tutto ritrovare l'estro e la intraprendenza giovanile, la velleità c'è ancora...
Collana Gli Emersi - Narrativa
pp.104 €13.00
ISBN 978-88-591-2060-5 http://www.alettieditore.it/emersi/2014/popolizio.html#sthash.O2toqjKA.dpuf
Diventa nostro amico su facebook
http://www.facebook.com/alettieditore
Seguici su twitter
http://www.twitter.com/alettieditore
Canale Televisivo Youtube
http://www.youtube.com/alettieditorechannel
|