| Il racconto “Gli Angeli dell’isola di St. Mary’s” di Roberta Tomassini è una vera e propria fiaba, in cui il tema della diversità viene colorato e trasfigurato attraverso una serie di elementi stilistici e caratteristiche funzioni della fiaba tradizionale. Quella fiaba che, secondo lo studioso Propp trae le sue origini dal rito di iniziazione attraverso il quale il giovane, dopo aver affrontato e superato una serie di prove, giunge alla maturità. Primo, essenziale elemento è la CAVERNA che da luogo intimo, segreto, luogo di incontro amoroso, luogo di progetto del futuro, diventa prima luogo magnetico, oscuro, pauroso, e poi proprio luogo del sortilegio, della magia, dell’allucinazione. Dalla caverna si viene attratti, della caverna si ha paura, alla caverna si torna: è una prova che bisogna superare per essere consapevolmente sé stessi.
Altre funzioni fiabesche sono l’ALLONTANAMENTO (di Rabel, di Rebecca che si allontana per ben due volte, del figlio) e il fatto che Rebecca ha la funzione di DONATRICE DEL MEZZO MAGICO, anche se in realtà non fornisce strumenti di magia o talismani, ma “dona” ad Adelle la propria saggezza, la propria esperienza, i ricordi, il calore, l’affetto, tutti gli elementi necessari alla crescita di ogni persona. Oltre ciò, come in tutte le fiabe, il luogo, il tempo e i caratteri dei personaggi sono necessariamente generici: il LUOGO è indeterminato (anche se la storia è ambientata in un luogo geograficamente preciso, l’isola di St. Mary’s)… il mare, una casa, la gente del villaggio, una caverna; il TEMPO è indeterminato e rari sono i riferimenti ad un’epoca storica precisa (è il C’ERA UNA VOLTA); anche il CARATTERE dei personaggi è sfumato ed è assente il realismo: come vive Adelle? di che vive? da dove arriva e dove va Rebecca? ecc. ecc. Anche il racconto è soprattutto racconto di fatti, con scarso dialogo e scarsa introspezione: nelle fiabe si dice cosa fanno i personaggi, non cosa pensano. E poi il finale che, pur essendo apparentemente un finale aperto, in realtà è il tradizionale finale delle fiabe, il VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI: il rito di iniziazione è compiuto, la maturità raggiunta e conquistata, Adelle è pronta ad affrontare la sua vita, tutto ciò che la vita vorrà riservarle, anzi che lei costruirà per sé e per suo figlio. E poi l’ultima frase, quella che ci fa capire che Adelle sta raccontando proprio a noi la sua storia, quasi volesse rassicurarci che veramente l’amore ci salverà come ha salvato lei… l’ultima frase, forse la più bella, la più vera: “Archibald rise perché, all’estremità del pennino che stava usando Adelle, la piuma di gabbiano svolazzava allegramente.”
Recensione del libro “Gli Angeli dell’isola di St. Mary’s” di Roberta Tomassini, a cura della professoressa Maria Grazia Di Michele
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