| Nella rubrica "Runners & Writers" - del sito specializzato per la corsa "Orlando Pizzolato Running" - è stato pubblicato un piccolo estratto del libro "Sotto Cento Chili di Cielo" (Aletti Editore) di Nunzio Bonavita, che vi proponiamo di seguito. Buona lettura!
Restammo così per qualche secondo, non so se a meditare su quello che ci eravamo detti o più semplicemente a goderci la deliziosa brezza. Fu Riccardo a riprendere a parlare, ma con un tono meno accalorato e istrionico, segno che stava entrando in una sfera ulteriormente più personale, più intima.
“Sai un paio di settimane fa … ero in treno che andavo da un cliente, guardavo fuori dal finestrino … il panorama, il relax, i pensieri che vagano per i fatti loro. Insomma dal nulla mi è venuta in mente un’analogia che mi è piaciuta subito… mi sembra calzante. Non l’ho ancora raccontata a nessuno perché è un po’ …” esitò.
“Spara Riccardo – sorrisi – negli ultimi quarant'anni ci siamo raccontati cose sicuramente più imbarazzanti”.
Per anni il sabato notte era stato il momento dello sputtanamento vicendevole, quando dopo il cinema o la birreria potevamo camminare per ore nella nostra piccola città di provincia letteralmente addormentata, parlando di tutto quello che può passare per la testa a due giovani maschi ragionevolmente sani e curiosi.
“OK - Si grattò la testa, prendendo tempo per mettere insieme le idee - Se ci pensi bene le ultime tre generazioni hanno avuto un Armstrong nelle loro cronache”.
“Un … Armstrong? In che senso?” chiesi sorpreso.
“Un personaggio pubblico, un mito, un’icona … chiamala come vuoi … di nome, anzi cognome Armstrong. Lasciami andare avanti. Mi si è materializzata in mente questa idea, questo giochino se vuoi, che le ultime tre generazioni sono rappresentabili e comprensibili attraverso il loro “Armstrong” di riferimento”.
Lo lasciai andare avanti e mi spiegò cosa intendeva. I nostri nonni avevano avuto Satchmo. Un artista, un genio a suo modo, figlio o nipote di schiavi. Che veniva dalla povertà estrema e che in gioventù aveva conosciuto da vicino la strada e anche la galera. Ma che aveva avuto la forza interiore di evolvere, di crescere aggrappato al suo talento, alla sua tromba e al suo sorriso. Che dalla disperazione aveva estratto voglia di vivere superando discriminazione razziale e miseria. Una fonte di gioia e allegria per centinaia di milioni di persone che neanche capivano una sola parola delle sue canzoni.
Poi i nostri padri avevano avuto Neil, naturalmente. Neil l’uomo efficiente, l’uomo prudente che spinge al limite la tecnologia, calcolando ogni rischio in maniera accurata e silenziosa. Lavora per anni lontano dai riflettori e tutto si consuma in dieci giorni di gloria che non sono gloria individuale, ma collettiva. Neil che, nei suoi silenzi, era perfettamente cosciente di essere molto più di un individuo, di starsi sobriamente portando sulle spalle un pezzetto di Storia del genere umano.
“E infatti le uniche parole che si ricordano di lui esprimono la consapevolezza che nella piccola vita, addirittura nel singolo passo di un uomo è racchiusa un’avventura, un’epopea più grande” si infervorò davanti alla mia interessata attenzione “Capisci il livello di moralità – scandì il termine evidenziandolo in maniera inequivocabile - che ci vuole per chiudersi in una scatola di latta, sbarcare per primo su un corpo celeste estraneo e formulare quella frase? Comunque sia il buon Neil tornato dalla Luna poteva fare quello che voleva e invece che fa? Lascia la NASA, adotta un profilo bassissimo finendo a fare il Professore in una piccola Università e addirittura passa anni a lottare contro chi cerca di far profitti rivendendo i suoi autografi o altro che lui aveva fino ad allora distribuito gratis.” Rifiatò per un momento prima di aggiungere con un leggero movimento del capo: “Lo sapevi che aveva persino denunciato il suo barbiere che cercava di rivendere i capelli che raccoglieva dal pavimento dopo averglieli tagliati?”
No, non lo sapevo, ma Riccardo stava già passando all’ultima fase della sua originale elucubrazione
“E poi si arriva alla generazione di fine secolo. Quale è il nostro Armstrong rappresentativo? Ma Lance, naturalmente. Un campione sportivo, e fin qui nulla di male. Ma non un campione qualsiasi. Uno che non deve solo vincere. Deve vincere, stravincere, stupire, commuovere” – accompagnò i quattro verbi con altrettanti colpetti della mano sul tavolo – “Non solo batte gli avversari. Non solo batte un tumore. Deve battere i record, deve abbattere i limiti. Quanti Tour ha vinto il Cannibale? Cinque? E lui ne vince sette… cosa che nessuno pensava si potesse fare. Non bastano i record. Deve essere mediatico, superumano, catartico”
Si ricompose e abbassò il tono della voce, cercando di moderare il suo indignato fervore.
“Dove Satchmo sprizzava sudore e simpatia, dove Neil profondeva calma e coraggio, Lance deve richiamare stupore reverenziale e potenza illimitata. E ovviamente soldi e sponsor, e storie patinate con cantanti e ancora gossip e chiacchiere. Perché doveva esserci sempre. Farsi vedere sempre. Stupire sempre. I limiti? Esistono solo per poter essere superati e strappare un altro moto di meraviglia, pronto ad essere rapidamente metabolizzato in attesa del successivo… E poi un giorno i gossip sono un po’ più spessi, i dubbi più fondati e ora quasi tutti danno per scontato che quei successi, quel superominismo fossero in realtà frutto di chimica e aiuti vari…
“Beh non solo, c’era anche il talento…” provai a contraddirlo più per testare la sua reazione che per reale convinzione.
“Non importa! Anzi anche peggio… Il talento è un’aggravante! - si infiammò nuovamente come previsto - Ma non è il povero Lance che voglio incastrare, ci penserà qualcun altro. È quello che noi vedevamo in Lance, quello che volevamo in Lance che mi interessa. E mi interessa confrontarlo con quello che i nostri nonni e i nostri padri si aspettavano invece da Louis e da Neil… Prova a pensarci: noi non amavamo realmente Lance, non lo abbiamo mai ammirato come loro ammiravano Louis o Neil…“
Attesi pazientemente che terminasse l’inevitabile pausa ad effetto: il discorso era intrigante e ben articolato: Riccardo aveva tutta la mia attenzione e il diritto ad inserire tutte le pause che voleva.
“Noi volevamo che ci stupisse. Che ci facesse dire "Oh" e "WOW"… più semplicemente che rompesse la nostra noia con qualcosa di memorabile e super. Perché la nostra generazione, è stata, anzi è tuttora una generazione soprattutto annoiata, il cui limitato impegno, la cui etica, fragile ed incerta, ha dovuto confrontarsi con un’ambizione ingiustificatamente abnorme. Io credo che molto di quello di cui ci lamentiamo oggi derivi da qui”, concluse quasi spossato dalla sua stessa veemenza.
L'autore Nunzio Bonavita dice di sé: Sono nato cinquatacinque anni fa in mezzo alla Cave di Marmo dell’Alta Versilia, e forse per questo ho ereditato una certa testardaggine nel fare le cose. Fatto sta che ormai sono nel mio ventiseiesimo anno di attività podistica e a inizio Ottobre ho festeggiato il ventennale della prima Maratona completando la mia Trentesima in quel di Chicago. Risiedo a Genova da quasi 30 anni e ho la fortuna di avere una famiglia totalmente coinvolta nella corsa: mia moglie ha completato quattro maratone e innumerevoli mezze, mentre mia figlia ventiduenne sta galoppando lungo il suo personale percorso da runner e con un personale di 1h e 34’ sulla Mezza sento il rumore delle sue scarpe che si avvicinano sempre più inesorabili alle mie spalle.
“Sotto Cento Chili di Cielo” è il mio primo e – presumo – ultimo romanzo: come Fisico sono abituato a scrivere contributi scientifici non narrativa. Consideriamolo un errore di percorso e non parliamone più.
Ulteriori segni particolari? Ah sì, con la famiglia infesto da più di quindici anni gli stages che Orlando e Ilaria tengono ad Asiago: per quanto cerchino di corrompermi per non farmi più vedere, io tengo duro.
Sì deve essere proprio colpa delle Cave di Marmo che mi hanno visto nascere…
(Tratto da "Sotto cento chili di cielo", Aletti Editore - estratto da pag.93 a pag.96 della versione cartacea)
Il libro di Nunzio Bonavita è acquistabile, su ordinazione, presso qualsiasi libreria, e anche su Amazon e IBS
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