| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “TOSKA”?
Blake Nikolson - Potremmo dire che la toska è l’Alfa e l’Omega di questa raccolta, la fonte e la foce. L’obbiettivo era dare un titolo complessivo alle liriche, e dopo diversi tentativi la parola russa toska si fece trovare, racchiudendo in sé tutta l’inquietudine, la nostalgia, l’angoscia necessarie a contenerle. Come qualcuno avrà già intuito è un modo per richiamare la Poesia dei tempi andati, lo Spleen baudelairiano, senza però limitarsi ad esso.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Blake Nikolson - Attraverso le diverse sezioni, gli argomenti spaziano dalla natura umana all’introspezione, dalla vanità dell’amore all’annichilimento, una sorta di galleria di quadri d’autore in cui ogni opera è sia finestra che specchio. L’intento era, in un certo senso, strappare i frammenti più segreti della mia essenza, ciò di cui mi pento, ciò che mi affama, quelle cose che rimpiango e che prego, e metterli su un piedistallo per il pubblico da sopportare. Ci sono ingranaggi di cui l’uomo si vergogna d’esser fatto.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Blake Nikolson - Banalmente, non esiste fantasia senza esperienza. Al di là di alcuni Quadri nella terza sezione, gran parte degli scritti sono dolorosamente autobiografici, basati più che sull’osservazione direi sul sentire, caratteristica dell’immagine comune di poeta in cui preferirei non rientrare.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Blake Nikolson - Vale la pena in fondo registrare pensieri profondamente intimi e strane visioni della realtà? Mettere su carta l’intensità bruciante delle emozioni e della ricerca del Bello? Questo libro è un azzardo a rispondere sì, forse è necessario conservare queste storie didascaliche per la crescita di altre persone.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “TOSKA”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Blake Nikolson - Ho iniziato la stesura dei primi scritti quando ero ancora un ragazzino, ben lontano dalla maturità. Qualcuno direbbe che si nota bene, e giustamente è così, si deve notare. Ricordo quando passavo giorni interi aspettando la parola giusta per poter continuare, e quando giungeva era sempre il momento sbagliato, spesso la dimenticavo e dovevo arrangiarmi.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Blake Nikolson - Cesare Pavese è il principale responsabile, furono le sue incredibili poesie ad istigarmi a prendere in mano la penna e tentare di tirar fuori qualcosa dalla marea. Devo però citare anche Baudelaire e Rimbaud, o ancora il Conte di Lautréamont. Rainer Maria Rilke è un autore che invece è spesso sul mio comodino di recente, e mi sta appassionando molto.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Blake Nikolson - Ho sempre amato la scultura, a mio parere la più “alta” tra le arti, menzionando specialmente Auguste Rodin. In pittura invece è il romanticismo che mi piace osservare, in particolare due opere, di Repin e di Kramskoy, hanno ispirato direttamente alcune liriche nel libro.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Blake Nikolson - Leggo romanzi da una vita, come tutti del resto, di qualsiasi genere, non mi piace chiudermi nei gusti personali. Leggo i gialli di Poe, l’orrore di Lovecraft, il teatro di Pirandello, tutti i fantasy immaginabili e anche autori contemporanei come Palahniuk.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Blake Nikolson - Non ritengo che preferirne uno sia necessario, soltanto per una questione di abitudine propendo per il cartaceo quando possibile. In ogni caso le abitudini si possono sempre cambiare.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Blake Nikolson - A distanza di qualche mese dall’inizio della mia scrittura ho notato un certo pattern, più spesso che volentieri qualche parola mi fulminava a notte fonda e continuava a ribollire fino al mattino e attraverso il pomeriggio. All’inizio della sera finalmente sedevo e me ne liberavo imbrattando qualche foglio di quaderno.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “TOSKA” se non lo avesse scritto.
Blake Nikolson - Se dovessi consigliarlo indubbiamente direi che è un libro terapeutico, sia nel caso il lettore stia vivendo la stessa situazione sia che abbia bisogno di un punto di vista differente – chi non ne ha?
Se fossi in una libreria invece sarebbe il titolo ad incuriosirmi e a spingermi ad aprirlo.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Blake Nikolson - Attualmente mi sono allontanato dalla poesia per dedicarmi ad un testo teatrale di decisa impronta filosofica, i cui personaggi girano per la mia testa ormai da tanto tempo. Parla del teatro stesso, di giullari e imperatori, e della condizione umana.
Titolo: Toska
Autore: Blake Nikolson
Prezzo: € 12,00
Anno 2015, pp.96
Editore Aletti (collana Gli emersi)
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