| Un bell'esempio di riflessione introspettiva - esistenzialistica.
La forma del verso libero ben s'adatta a tratteggiare il VAGARE sciolto del pensiero vigile od onirico.
Da una prima superficiale lettura si ha l'impressione di una realtà osservata attraverso la lente del pessimismo cosmico di leopardiana memoria. Senonché, come da un ceppo all'apparenza secco può emergere un nuovo germoglio, così anche da una realtà che sembra dominata dai toni grigio-brunastri e da atmosfere gelide e plumbee si può trovare un rifugio in cui ristorarsi: la natura con le sue forme incantevoli e colori smaglianti! Una bellezza pervasiva e rasserenante portatrice di quiete e anestetico per le sinapsi neuronali sfiancate dal pensiero del tempo galoppante, dalla ricerca di un Dio RAGIONE di tutto, ma indecifrabile dal nostro intelletto, e dal pensiero della perdita di chi ci è stato caro in vita (quanto sarebbe bello il ritrovarsi tutti, un giorno!). Una natura che è intesa, giustamente, più come comunione di destini piuttosto che un banchetto da cui servirsi a piene mani.
Il libro è uno spaccato di una vita ORDINARIA o ORDINATA, insomma normale. Volendo scherzare, anche NORMATA, visti quei codici incombenti da quella mensola. Mediocre, come è scritto, ha un'accezione negativa che mal si accompagna alla sana e profiqua concretezza su cui si fonda la normalità. In un presente in cui impera apparenza, sensazionalismo, invidia, individualismo questo testo ci fa riflettere su quelle che, forse a torto, siamo soliti chiamare "Piccole" gioie. Come un "punto e a capo" così "In bici con Veronica" è una conclusione solo ideale da cui ripartire nel prossimo capoverso della vita in modo nuovo, rimettendo, perché no, in discussione quanto appena scritto.
L'augurio, allora, è di poter provare, assieme a Bruna e a tutti i tuoi cari, ancora tante e tante altre volte la gioia provata in quell'istante che pur appartiene a quel vasto mare di secondi che compongono l' "arrancare" quotidiano.
Bravo!
Cremona, 7 novembre 2015 Stefano Dolara
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