| «I protagonisti di questo libro non si rassegnano alle imperfezioni del loro amore; anche se potrebbero farlo perché hanno tante cose che gli riempiono la vita.
Arno è un uomo equilibrato, razionale, e ha la sua musica, il suo violoncello. È tedesco, da parte di madre. La mamma Clara, pianista, era giunta per caso in Italia, e qui ha incontrato il “toscanaccio” Guelfo, un uomo originario di Arezzo con cui metterà su famiglia e da cui avrà due figli, Arno e Guido.
Arno, cresciuto senza grande attenzione da parte dei genitori, almeno in apparenza, è proiettato a fare quello che gli piace. È giovanissimo, ha quindici anni quando incontra Sara. Gli piace moltissimo quella ragazza, anche se non sa spiegarsi bene il perché (a quell’età non c’è bisogno di tante spiegazioni). Lei ha tredici anni, è bellissima, allegra (a quell’età è ancora allegra) e già sa perfettamente quello che vuole. Così, quando gli dice “mi piacciono gli amori felici”, lo dice perché capisce che Arno non può darle ciò che lei cerca, e così decide di lasciarlo. Ma, evidentemente, questa storia che non poteva finire in quel modo. Infatti, nel loro incontro di molti anni dopo, c’è davvero un senso di ineluttabilità. E difatti si rimettono insieme, fanno addirittura tre figli, però da subito si capisce che non va. Il grande momento di felicità iniziale, quell’esplosione di sentimenti e di gioia, dura pochissimo, perché quasi subito Arno, uomo integro e perbene, scopre la prima bugia di Sara. Lui, che si è sempre comportato correttamente e onestamente, non capisce perché gli capitino certe situazioni, non sopporta che sua moglie non sia felice.
Il giorno prima di Natale, al suo risveglio, Arno si ritrova solo. Gira per casa ma la moglie non c’è: se n’è andata. Comincia un vero e proprio thriller, c’è molta azione nelle pagine che descrivono la ricerca di Sara da parte dell’uomo. Dopo l’incredulità iniziale, quando lui ancora pensa che Sara non se ne sia andata davvero e che si tratti soltanto di uno scherzo, Arno s’indigna perfino: gli sembra una tale stupidaggine il comportamento di sua moglie che non vuole neppure pensare a come agire. Arno è un uomo che crede nella ragione, nell’intelligenza, non ammette che si possano fare simili cretinate: se Sara l’ha fatta, è una stronza (perdonatemi il termine), oltre che stupida. E lui non si rassegna all’idea di aver sposato una donna stupida, fino a che sarà costretto a cercarla. Per riuscirci, però, deve parlare, cosa che non ha mai fatto prima in vita sua. Dovrà parlare con le persone vicine a loro, parenti strettissimi, il padre di lei; con Rino, un operaio che vive a Genova, per cui provava simpatia anche se non si erano mai detti niente, che andrà a stare da lui per aiutarlo con i bambini. Dovrà parlare anche con i suoi genitori, con i quali in passato non aveva avuto un grande dialogo. Dovrà indagare tra le vecchie amicizie di Sara. Dovrà scoprire cosa è successo in quei sedici anni in cui non l’aveva vista…
In effetti, erano successe moltissime cose. E, scoprendole, un po’ alla volta, Arno arriverà a Sara».
(Testimonianza raccolta da Teresa Filomeno, a Milano, durante la presentazione del romanzo alla libreria Feltrinelli di piazza di Monte e pubblicata sulla rivista Orizzonti n.43)
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