| “È iniziato tutto anni fa, durante un convegno che aveva come oggetto la semantica e la filosofia del linguaggio. Fu interessantissimo, ne uscii galvanizzata. Ma in testa avevo tante domande cui non era stata data risposta.
Scrissi allora agli organizzatori per avere degli approfondimenti, per chiedere loro informazioni sulle fonti, chiarimenti in merito a punti che avevano destato in me degli interrogativi. Non ricevetti alcuna risposta, mentre nella mia mente le domande aumentavano.
Come si era formato l’alfabeto italiano? Cosa aveva permesso ai suoni di codificarsi in parole con un senso compiuto e accettato dal gruppo, e come avevano fatto dei segni grafici a trasformarsi in parole?
Così decisi di scrivere io il libro che avrei voluto leggere per trovare le risposte che andavo cercando.
Dopo diversi anni di studio è nato “Alfabestoria – Una storia che sembra una favola” a cura del Gruppo letterario Women@work, Ed. Aletti.”
Costanza Bondi è scrittrice, poetessa e fondatrice del Gruppo letterario Women@work. Una donna bella e intensa, mamma di due figli adolescenti e anima della vita culturale perugina (“Costanza, sei sempre grande: la maggiore intellettuale perugina camuffata da casalinga!” ha chiosato un famoso giornalista perugino)
Poliedrica e infaticabile Costanza dà vita, insieme alla collega Viviana Picchiarelli, a concorsi letterari (l’ultimo – Women in giallo, brividi alla tastiera – lo trovate qui), e poetici, a cura di Barbara Bracci; cura le presentazioni dei manoscritti del Gruppo – indimenticabile quella per la raccolta di poesie Passione Latina presentata nell’edizione 2011 di Umbrialibri – e presiede agli eventi culturali umbri con finalità di beneficenza promossi dalle istituzioni locali pubbliche e private.
Ma torniamo ad Alfabestoria, la storia dell’alfabeto italiano che sembra una favola.
“Con un percorso iniziato decine di migliaia di anni fa, tramite la scrittura l’uomo non ha fatto altro che rendere permanente il proprio bisogno di comunicazione sociale. Esigenza, questa, che sin dall’antichità, il genere umano si è posto di dover soddisfare, in qualsiasi parte del mondo vivesse e indipendentemente dalla forma politico/sociale che avesse adottato per la propria organizzazione.
Ciò significa che non possiamo attribuire a una precisa persona l’invenzione della scrittura, avendo appunto essa stessa avuto origine in luoghi diversi del pianeta Terra, sebbene con metodologie diverse da luogo a luogo. È appurato che la scrittura sia nata in modo indipendente ovunque esistesse un agglomerato umano seguendo quasi dappertutto le stesse tappe evolutive, per divenire infine una delle più raffinate tecniche di comunicazione al pari di ciascuna delle belle arti.”
“In un percorso che vede dapprima l’uso di segni e figure, cui seguì la scrittura fonetica basata sulla composizione delle parole sotto forma di rebus, da cui si ricavò per semplificazione la scrittura sillabica, che a sua volta si trasformò nella scrittura alfabetica: che, appunto, è esattamente quella che state leggendo in questo momento.”
E ora, Costanza? Hai soddisfatto la tua sete di sapere?
“Non del tutto. Mi son fatta altre domande, ho studiato e mi sono data le risposte. Quella che doveva essere un’appendice ad Alfabestoria è diventato un libro a sé stante: Archetipi alfabetici, una ricerca indipendente sui significati archetipici e simbolici delle 26 lettere dell’alfabeto”
Articolo pubblicato su Grimildeblog.it
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