| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai «Quel gioco d’azzardo chiamato “Giustizia”»?
Maria Carmela Di Filippo - È la metafora a cui fa ricorso Elisa, la protagonista del romanzo, quando, ormai avvilita e disillusa, matura la piena consapevolezza che nel nostro Paese non c’è alcuna certezza del diritto.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Maria Carmela Di Filippo - Il tema che sottende tutta la narrazione è senza dubbio l’etica nel senso più ampio del termine, da quella del lavoro a quella che riguarda gli aspetti più quotidiani del vivere comune. Altri temi ricorrenti: la delusione e il rimpianto per la caduta dell’ideale comunista e la crisi d’identità di cui spesso soffre chi abbandona volontariamente la propria terra d’origine, in bilico fra il bisogno di scoprire nuovi orizzonti e la nostalgia.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Maria Carmela Di Filippo - Direi in maniera determinante, come ho precisato nelle note: “…La parte di narrazione che riguarda il contenzioso con il condominio è molto fedele alla realtà… Per quanto riguarda invece la vita privata della protagonista e degli altri personaggi del romanzo, pur ispirandomi alla realtà, ho attinto generosamente alla fantasia e a ricordi frammentati e ricomposti come in un quadro cubista…”.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Maria Carmela Di Filippo - Ho voluto raccontare dal punto di vista di chi subisce, come la mancanza di etica del lavoro e il prevalere della logica dell’egoismo e della mancanza di pietas nei rapporti individuali possano avere conseguenze disastrose sulla vita reale delle persone. Ho sentito l’esigenza di riversare su carta quella sensazione di impotenza e di avvilimento che si prova quando ci si vede danneggiati, moralmente ed economicamente, da chi invece ti dovrebbe garantire.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Quel gioco d’azzardo chiamato “Giustizia””, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Maria Carmela Di Filippo - Per semplificare potrei definire i capitoli che riguardano la vita privata della protagonista emotivamente intensi, quelli invece relativi al contenzioso, ironici se non addirittura ferocemente sarcastici.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Maria Carmela Di Filippo - In primo luogo Carofiglio. La sua ironia, lo spessore emotivo dei suoi personaggi, il senso etico della vita di cui sono pregni i suoi romanzi, mi fanno vibrare corde interiori. Non escluderei che la sua influenza sia determinata anche dall’identità del luogo d'origine. Le descrizioni di Bari che fa nei suoi romanzi mi hanno fortemente emozionata e dato modo di riscoprire il forte legame che ho con la mia terra natia.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Maria Carmela Di Filippo - Non ritengo che i miei interessi artistici che spaziano dalle musiche etniche e danze tradizionali al cinema francese possano aver avuto un’influenza diretta sulla mia scrittura ma hanno sicuramente contribuito a maturare la mia sensibilità. Ritengo invece che siano stati determinanti il mio amore per i viaggi e la mia esperienza professionale.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Maria Carmela Di Filippo - Come si evince dalla lettura del mio romanzo adoro Simenon. Mi piacciono in generale i noir, da Alicia Gimenez Bartlett a Manuel Vasquez Montalban, passando per Raymond Chandler e così via. Ma non disdegno i classici, in particolare Russi e Francesi.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Maria Carmela Di Filippo - Non c’è dubbio, per me il libro è solo ed esclusivamente cartaceo. Mi piace sfogliarlo, sentirne l’odore, sottolineare ed eventualmente annotare. Mi piace vedere scorrere il segnalibro man mano che procedo nella lettura, rileggere alcuni brani e perché no, sbirciare la fine.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Maria Carmela Di Filippo - Intenso e soprattutto catartico.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe «Quel gioco d’azzardo chiamato “Giustizia”» se non lo avesse scritto.
Maria Carmela Di Filippo - Mutuando i giudizi di chi lo ha già letto, lo comprerei perché ha un bel ritmo e si legge tutto d’un fiato; la storia è avvincente e suscita forti sentimenti, commozione, indignazione, e nello stesso tempo diverte.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Maria Carmela Di Filippo - Non lo escluderei dal momento che la stesura del libro per me è stata un’esperienza molto gratificante. Al momento sono ancora troppo emotivamente coinvolta dal mio primo lavoro per concentrarmi su di un altro, così come una donna che ha appena partorito non pensa subito ad un altro figlio perché completamente assorbita da quello appena nato.
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Titolo: Quel gioco d’azzardo chiamato “Giustizia”
Autore: Maria Carmela Di Filippo
Editore: Aletti
Collana "Gli Emersi" - Narrativa
pp.160 €13.00
ISBN 978-88-591-2340-8
Il libro è disponibile anche in versione e-book http://www.alettieditore.it/emersi/2015/di_filippo.html#sthash.TiX4qB5f.dpuf
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