| Come se bruciasse
ponila al centro della mano.
Con l’unghia del dito medio
con dolcezza e ardore
levale l’odore di semantica,
così da denudare la sua spalla.
Ricordati di parlarle calmo,
senza inganni,
lodando la sua determinazione
o la sua pigrizia
finché lei stessa smetta di muoversi
come un lombrico.
Toccala,
ammira le bontà del suo istinto,
lascia che senta il calore della tua arroganza.
Non dirle troppo presto
quale verso la richiede.
Non spaventarla con le tue ansie.
Frequenta i suoi multipli ombelichi
e sussurrale che la preferisci,
che non le accadrà nulla,
che ti conoscono là
da dove è venuta.
Accertati che il suo respiro affannato
sia diminuito
prima di passare la punta delle dita
sulle tempie arrossate.
Inumidendo ogni poro
prendila senza paura nelle tue mani.
Immagina i suoi peli rizzarsi.
Accondiscendi,
viziala
e così,
come si trasporta un uccello ferito,
porta la sua innocenza alla scrivania,
all’infinita pagina bianca!
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