| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Ritorno a casa”?
Antonio Di Lorenzo - Ho scelto questo titolo come esemplificazione del significato stesso dell’opera. Il ritorno a casa rappresenta il percorso che ognuno di noi deve fare per riconciliarsi con se stesso nei momenti di crisi, di sconforto, di dubbio.
Non è un percorso che prevede un traguardo: la sua fine è solo l’inizio di un nuovo ciclo, che porta la conoscenza di se stessi ad un livello più profondo.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Antonio Di Lorenzo - Sicuramente l’alienazione, intesa come distacco da e conflitto con se stessi. In particolare la seconda sezione, “L’avversario”, è interamente incentrata su questo argomento. L’avversario, infatti, è la nostra immagine riflessa allo specchio, che ci mostra ciò che vorremmo essere e lo mette a confronto con ciò che siamo in realtà. Il momento in cui l’avversario ci sconfigge è quello in cui capiamo di essere diventati altri da noi stessi, ed è anche l’inizio del nostro ritorno a casa.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Antonio Di Lorenzo - L’intero libro è una trasposizione della realtà. In molti casi, ad esempio in “La cena”, “Fragile”, “Ritorno a casa”, “Nessuna risposta”, le poesie altro non sono che descrizioni di momenti concreti.
In altri componimenti, come “Orihime” e “L’ultimo Ulisse”, sono partito da un soggetto esterno e ho cercato di rendermi empatico rispetto ad esso, indagando il suo sentire e confrontandolo con il mio.
Altre volte ancora, per esempio in “Fotone”, “Quasar” e “Fulmine globulare”, ho analizzato un evento fisico, scomponendolo in modo tale da estrarne l’intrinseca poesia. Sono convinto infatti che la fisica e la poesia condividano molti più aspetti di quanto si creda, in primo luogo l’ordine che sta alla loro base, e il fatto che il singolo e il molteplice, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, si ritrovino in equilibrio.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Antonio Di Lorenzo - Custodire dall’oblio del tempo è un’espressione eccessiva! Io volevo semplicemente scrivere un “diario di viaggio”, per raccontare quella che è stata la mia esperienza fino ad ora. Il mio obiettivo è emozionare il lettore, farlo piangere ma, soprattutto, farlo sorridere. Se poi sono riuscito anche a essere d’aiuto a qualcuno, fornendogli delle indicazioni per compiere il suo “viaggio” più serenamente, posso dirmi ancora più soddisfatto.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Ritorno a casa”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Antonio Di Lorenzo - Mi è difficile individuare degli episodi isolati. “Ritorno a casa” è il frutto di un percorso continuativo, costruito sulle esperienze di tutti i giorni, e i singoli momenti che l’hanno costituito perderebbero di significato, se avulsi dal contesto generale. Come dicevo prima, alcune poesie sono rappresentazioni di situazioni concrete, e ricordo bene i momenti da cui sono scaturite. Altre sono nate da riflessioni slegate da eventi esterni, ma comunque correlate al mio vissuto personale.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Antonio Di Lorenzo - Nell’ambito poetico italiano le maggiori influenze su di me le hanno avute Montale e Ungaretti, per l’uso che fanno della parola e delle immagini. In particolare, di Montale ho amato molto gli “Xenia”, quindi la parte più intimista della sua poesia.
Fuori dall’Italia, l’autore che più mi ha colpito e da cui ho preso maggiormente spunto è Eliot, da cui ho mutuato il gusto per le immagini forti e concrete che compaiono spesso nei miei componimenti. Per il modo di approcciare la tematica psicologica, invece, mi sono ispirato a Conrad, specialmente a “Cuore di tenebra”.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Antonio Di Lorenzo - La mia scrittura più recente è stata fortemente influenzata dalla lettura del fumetto e dalla visione dell’animazione giapponese, nonché dal folklore del Paese del Sol Levante. La cosa è evidente in “Orihime”, che trae spunto proprio dalla leggenda nipponica della principessa tessitrice. Tuttavia, anche in altri componimenti ho inserito citazioni e riferimenti. “Aria”, ad esempio, è un omaggio al lungometraggio animato “The End of Evangelion”, di Hideaki Anno.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Antonio Di Lorenzo - Nell’ambito del romanzo amo molto il genere psicologico, così come il fantasy e il romanzo d’avventura in generale. Inoltre apprezzo molto il teatro, dalla tragedia, alla commedia, al dramma dell’assurdo. Ho da poco approcciato il format della light novel, che mi affascina grazie al suo stile dinamico.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Antonio Di Lorenzo - Benché il formato digitale sia più pratico, scelgo il cartaceo. C’è un fascino speciale, nella carta stampata, che non ritrovo nello schermo del computer.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Antonio Di Lorenzo - La scrittura è stata la mia valvola di sfogo nei miei momenti di difficoltà. Mettere su carta le mie ansie, i miei dubbi, le mie frustrazioni, mi ha permesso di dar loro una forma concreta e di affrontarle al meglio. Posso dire senza remore che scrivere abbia avuto una funzione terapeutica, per me.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Ritorno a casa” se non lo avesse scritto.
Antonio Di Lorenzo - Lo comprerei per scoprire il linguaggio, lo stile e i temi tramite i quali un giovane si rapporta con la poesia oggi.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Antonio Di Lorenzo - Attualmente, sto lavorando su diversi progetti, tra i quali una nuova raccolta di poesie imperniata sul tema della fine. Sto cercando di abbinare ciascun componimento ad un’illustrazione fatta da me, inserendo degli intermezzi in prosa. È un progetto impegnativo, che sto affrontando da circa due anni.
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