| La morte di un figlio è un fatto che non dovrebbe mai accadere nella vita di una madre. Eppure talvolta accade e quando questo succede, tutto si rompe, cambia definitivamente il modo di vivere e muta drasticamente il modo di interpretare la propria presenza nel mondo.
Un infausto destino ha tolto alla Lombardi la presenza del figlio Alessandro, cogliendolo nel fiore degli anni per cause ancora non del tutto chiarite.
Il libro è praticamente un diario che descrive come la Lombardi abbia riconquistato la propria capacità di agire, di pensare e di sentire. Se inizialmente l’autrice sembra essere una barchetta alla deriva in un mare di dolore e sconforto, strada facendo, poesia dopo poesia, la poetessa si riappropria dei remi, ritrova punti di riferimento, reimposta la direzione.
Nella sequenza in cui propone le sue poesie, l’autrice costruisce una sorta di geografia del dolore e della rinascita. Inizialmente si rivolge alla famiglia ma poi, tanto lentamente quanto inesorabilmente, allarga il suo orizzonte e incontra parenti ed amici, colleghi e perfino il suo dentista a cui dedica versi sorprendenti. Si accorge del tempo che continua a passare riflettendo in versi sui mesi che scorrono.
Lo stile è semplice. Non c’è la ricerca forsennata all’aggettivo raro e appariscente. Non ci sono espedienti linguistici e non c’è nemmeno la ricerca arida di forme sintattiche artificiosamente complesse. C’è solo sentimento.
Non v’è dubbio che la poesia, come forma d’arte, sia in crisi negli ultimi tempi e non può che essere così. La poesia richiede tempo, riflessione. All’opposto, il mondo moderno ci spinge alla fretta, al consumo, alla fruizione compulsiva di nuovi messaggi. Coraggiosa dunque la scelta della Lombardi di lottare a colpi di poesia con il dolore, mettendo da parte timidezze ed esponendo al pubblico lettore i propri sentimenti più riposti.
Mario Luigi Luciani
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