| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Aurore lugubri”?
Giorgio Napoletano - Il titolo è emblematico. È un’espressione antitetica che apre alla percezione dell’opera.
La funzione che gli ho attribuito è quella demarcativa. L’eloquenza immediata mette in rilievo tutto il dualismo che percorre la poetica, identifica gli elementi agli antipodi conferendogli caratteri consequenziali, come inconscio e coscienza, bagliori e tenebre, morte e resurrezione dello spirito.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Giorgio Napoletano - Gli argomenti ricorrenti e fondamentali non sono altri se non i contrasti e le ostilità introspettive dell’io poetico. L’inquietudine appare dal nascere della consapevolezza di due linee di condotta che l’io poetico sembra riconoscere, ma contro il quale non riesce ad essere risoluto. Vive la condizione dell’ambivalenza che lo porta alla staticità e quindi è in balìa della nevrosi poiché in possesso di soli paradossi come uniche certezze. L’assuefazione dall’oscuro evoca l’allegoria dominante che è la morte, entità che figura nelle vesti umane del disagio, emergendo dai luoghi inarrivabili dell’ebrezza e dell’onirismo, che, dall’arcana ed esoterica irrazionalità, sviluppa l’antitesi rappresentata dalla distruttività e dal fulgore che talvolta s’impone in impeti puntualmente smentiti dall’assenza di moto. Spesso l’io si rivolge alle varie emotività che non mancano mai di mostrarsi indifferenti, lasciando l’impressione del soliloquio. Inoltre le titubanze che ne scaturiscono non possono che lasciare lo spirito stremato, inerte e a volte sconcertato. Questo è riassunto nell’imprescindibile bisogno d’intraprendere un percorso conoscitivo dell’occulto della persona, partendo dalle relazioni fra le trascendenze sensoriali e le discordanze delle percezioni soggettive, ossessive e spasmodiche.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Giorgio Napoletano - La realtà ha inciso totalmente sulla realizzazione dell’opera. Come accennavo, la poesia scaturisce come bisogno assoluto, diviene un medium artistico, che con fervore impone autenticità per cercare l’essenza dell’essere. Credo dunque che la realtà individuale si serva del linguaggio poetico perché legittima e funzionale esplicazione dell’inespressa convivenza con l’io e le condizioni che ne derivano.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Giorgio Napoletano - Non avrei potuto fare a meno di scrivere e di esprimermi attraverso le riflessioni di cui sono intrisi i miei componimenti, per cui vorrei che rimanesse vigorosa l’espressione di queste pulsioni. Mi piacerebbe che si considerasse di più l’ipotesi dell’opera, che ci porti a riconoscerci incondizionatamente, facendoci trasparire consapevoli della soggettività intrinseca che ci appartiene, prima che mostrarci devoti alla frenesia delle convenzioni, logorandoci e sintetizzandoci troppo. Inoltre, credo d’aver voluto salvare la condizione emotiva dall’emarginazione intellettuale e spirituale, ma credo anche che ciò sia consequenziale al momento creativo, da quell’istante c’è la manifestazione di tutta l’istintività del mezzo artistico.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Aurore lugubri”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Giorgio Napoletano - Oltre alla genesi e dunque alla composizione vissuta intimamente, li descriverei come intensi, suggestivi e soprattutto li ricordo con affetto. È stata decisamente un’esperienza determinante, che induce alla riflessione sulle proprie volontà di come approcciarsi a questi tipi di percorsi e alle ricerche che ne derivano. Inoltre grazie a ciò ho avuto la fortuna di vivere momenti travolgenti e straordinari, poiché onorati con sentimento, supporto e considerazione. È stata un’esperienza che mi ha lasciato davvero ricordi lieti!
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Giorgio Napoletano - Rimbaud su tutti.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Giorgio Napoletano - Non ne escludo nessuna.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Giorgio Napoletano - Non ho particolari preferenze di genere. È una questione di affinità di concetti, oltre al piacere della lettura e della scrittura.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Giorgio Napoletano - Decisamente quello cartaceo. Possiedo dei testi digitali, ma credo che sostanzialmente essi non possano sostituire in nessun modo il libro tradizionale. E questo è un discorso non dettato da un mero sentimento nostalgico, ma anche dalla qualità della fruizione e dalle sensazioni che provoca la lettura su un supporto cartaceo.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Giorgio Napoletano - Direi tormentato, appassionato e incontenibile. Come le sensazioni che lo hanno generato.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Aurore lugubri” se non lo avesse scritto.
Giorgio Napoletano - Perché dedizione, intensità, autenticità e celebrazione si fondono per un’introspezione profonda e fuori dal tempo. E poi perché questo è racchiuso nella poesia!
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Giorgio Napoletano - Sì, spero di ultimare un romanzo nella cui valenza metaforica credo molto, ma è ancora tutto da vedere.
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