| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Lamenti surreali”?
Giampietro Di Marcello - Riguardo alla scrittura di “Lamenti surreali”, in realtà in origine avevo in mente un titolo diverso ”Angeli e diavoli in una casa di riposo”; poi per non creare nessun problema ho scelto un titolo così originale “Lamenti surreali”.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Giampietro Di Marcello - Il titolo stesso “Lamenti surreali” raccoglie in sé lo spirito con cui è stato scritto questo libro; la fantasia, la passione, i ricordi immensi di una vita vissuta con passione, spensieratezza. Ora, stando in una casa di riposo, ho tanto tempo a disposizione, fra lamenti surreali e gioia di vivere.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Giampietro Di Marcello - La realtà è la vera fonte di vita, senza realtà non si vive. Mi aiuta, con episodi, a fare correre la mia immensa fantasia, la mia voglia di esprimermi con la scrittura, facendo vivere personaggi e dando loro un ruolo puramente di fantasia.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Giampietro Di Marcello - La scrittura di questo specifico libro “Lamenti surreali” è una testimonianza cartacea di come si vive in una casa di riposo, dove c'è sofferenza, non solo quella fisica ma soprattutto mentale. Chi vive questa condizione sente la mancanza di affetto da parte di persone care. Per loro è una liberazione la scelta di portare il loro parente in una casa di riposo, mentre diventa un incubo per l’ignaro ospite.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Lamenti surreali”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Giampietro Di Marcello - Più che isolare degli episodi, che sono tanti, preferisco ricordarli tutti; i miei ricordi immensi, i giorni trascorsi con i miei parenti, con i miei amici e tutti coloro che mi hanno portato gioia e felicità, durante il ricovero in casa di riposo.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Giampietro Di Marcello - La mia fonte di ispirazione è la fantasia, non ce ne sono altre. Non mi ritengo uno scrittore, ma un ciarlatano che esprime le proprie idee senza copiare o fare riferimento a grandi artisti. Sono solo un dilettante che scrive ciò che pensa, mettendoci dentro anima e cuore.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Giampietro Di Marcello - Non ho mai provato altre forme artistiche, la scrittura in me è entrata come un ciclone non aspettato, ho cominciato a scrivere solo per una mia personale esigenza: per tenere occupata la mente e sopravvivere a una noia bestiale.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Giampietro Di Marcello - Per me è indifferente, il libro cartaceo è il passato mentre quello digitale è il futuro; a me vanno bene entrambi. La vita negli anni si è evoluta, tra vecchio e moderno si deve sempre rispettare l’uno e l’altro.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Giampietro Di Marcello - È stato molto difficile, ho cominciato a scrivere su un cartone rovesciato usato come scrittoio, poi seduto su un vecchio divano e la mia carrozzella a fare da scrittoio, infine è arrivato un tavolo tutto sgangherato... Provate a scrivere in questi condizioni, quanti di voi lo avrebbero fatto?
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Lamenti surreali” se non lo avesse scritto.
Giampietro Di Marcello - Per semplice curiosità, per il titolo così surreale.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Giampietro Di Marcello - Scrivo da sedici mesi, ho iniziato per caso e ho già pubblicato quattro libri: “Zio Cesare”, tanti piccoli racconti; il secondo intitolato “Trentenne acap” dove racconto la storia di trenta anni di un’associazione di colombi e il terzo in ordine di uscita “Belle poesie in stile rap”, poesie scansonate, e questo come ultimo, solo come uscita perché è stato il primo ad essere cominciato.
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