| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il gioco della campana”?
Marcella Graziosi - Come ho scritto nell’introduzione del libro “Il gioco della campana”, la rayuela in argentino, ha rappresentato per me uno dei divertimenti preferiti quando a Buenos Aires, mia città natale, trascorrevo molte ore per strada a saltare sulle caselle disegnate da noi bambini.
La difficoltà del gioco metteva alla prova, in maniera divertente, la nostra abilità e ci preparava, senza che noi ne fossimo consapevoli, alle future sfide della vita.
Ho pensato dunque che il titolo “Il gioco della campana” rappresentasse appieno le poesie raccolte
in questo primo libro, in quanto emblematiche dei passaggi fondamentali attraverso il grande gioco che ho compiuto fin qua.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Marcella Graziosi - In questo volume tratto di cosa hanno rappresentato per me “le partenze”. La partenza a dieci anni da Buenos Aires, poi verso l’amore; la malattia, la maternità, l’incontro con gli altri, in un viaggio dentro e fuori di me.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Marcella Graziosi - Tantissimo. La realtà ha rappresentato lo schema di gioco su cui è caduto, di volta in volta, il sasso.
La scrittura il modo per me più naturale per raccontarla.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Marcella Graziosi - Ho voluto custodire una realtà da lasciare ai figli dei miei figli, proprio perché ogni esperienza, unica e irripetibile, serva a far conoscere il passato a chi verrà dopo di noi.
Ho voluto salvare l’importanza dei sentimenti come valore assoluto per vincere ogni battaglia.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il gioco della campana”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Marcella Graziosi - Fondamentale è stata l’esperienza fatta da bambina, quando colsi il lacerante distacco degli adulti che lasciavano l’Argentina e gli affetti che in quel “nuovo mondo” avevano costruito ed il mio andare, invece, incontro al “vecchio mondo”, che era nuovo per me (“Volver”).
In “Rayuela” racconto l’attesa dolce dell’amore che sarebbe sicuramente sopraggiunto, in “Sorelle” l’esperienza della malattia che mi ha aperto agli altri fino a farmi sentire le persone intorno a me come componenti di un’unica, grande famiglia. E così via…
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Marcella Graziosi - Fondamentali sono stati, partendo dalla formazione scolastica, i filosofi greci, Dante, Leopardi, Saba, Ungaretti, Montale, a quelli che ho letto nel corso della mia crescita, Baudelaire, Saint-Exupèry, Prèvert, Borghes, Cortàzar. E in particolare ho amato, tra questi, Ungaretti, il grande vecchio che leggeva con voce greve i suoi versi.
Tutti sono stati sicuramente fonte di ispirazione, anche se non sempre in maniera conscia.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Marcella Graziosi - La pittura, gli impressionisti in maniera particolare e sicuramente tutta la musica.
Ritengo che un quadro di Manet è una preziosa poesia dai tocchi musicali che trafigge l’anima, per la capacità che ha di cogliere e trattenere, in poche pennellate, l’attimo.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Marcella Graziosi - La narrativa in generale, ma leggo qualsiasi libro mi incuriosisca.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Marcella Graziosi - Mi trovo bene con ambedue, anche se sono più abituata ad avere tra le mani il cartaceo.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Marcella Graziosi - Un rapporto fantastico. Ho visto crescere questo primo libro con l’emozione, la gioia, la soddisfazione ma anche con il patema con cui vedo crescere i miei figli.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il gioco della campana” se non lo avesse scritto.
Marcella Graziosi - Lo comprerei perché è, con grande sincerità, la storia di una vita in cui gli altri si possono riconoscere.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Marcella Graziosi - Sì, ho molte creature che aspettano di uscire dal cassetto, ma non sono ancora perfettamente pronte. Soprattutto ho sempre un foglio bianco che mi aspetta e mi sfida a scrivere, a raccontare.
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