| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Forse la notte...”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Duilio Papi - Questa silloge racconta dei sentimenti che animano gli uomini, parla di amore, paura e solitudine, di tutte le domande che afferrano ciascuno di noi quando, lasciata alle spalle la loro giornata lavorativa, normalmente quella solare, iniziano l’esperienza della notte. Questo passaggio è quasi un trapasso dell’esistenza. Nel mio caso non è quello finale, arriverà infatti una nuova alba, ma mi è venuto facile rappresentare questo moto attraverso la metafora del viaggio. In questo racconto i capitoli assomigliano alle ore dell’orologio. Quindi direi che la seconda grande componente di questa silloge è il fluire del tempo. Egli è inesorabile, ineludibile, puntuale nel chieder conto delle nostre più profonde ansie esistenziali.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Duilio Papi - Il mio viaggio resta ancorato alla realtà, la racconta, la trasforma in aspirazione e domanda fino a poi tornare a riviverla nel concreto attraverso il ritorno della luce.
Questo percorso è assolutamente reale perché anche gli stati d’animo che potrebbero in prima istanza sembrare astratti ed assoluti, quasi a sé stanti, sono comprensibili e investigabili se letti attraverso l’esperienza personale ed i ricordi. Le metafore che si riferiscono ad avvenimenti e persone sono uno strumento per renderli più vitali e visibili, per dargli una forma che possa essere compresa dal lettore. Credo che molti tratti delle quotidiane vicende notturne di ciascuno di noi siano presenti e riconoscibili nelle varie poesie della raccolta.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Duilio Papi - La paura dell’oblio è quasi una fissazione per chi si affaccia all’arte. Sicuramente anch’io sono fra coloro che si pongono la questione. Questa silloge è testimone di alcune e precise consuetudini che animano il nostro presente. In questo senso potrebbe essere interessante leggerla fra qualche decennio, se ne tratterebbero usi e costumi di questa epoca. È comunque un’opera che attraverso le situazioni che descrivo racconta anche come io osservo ed afferro la realtà che incontro ed in questo senso dà testimonianza del mio approccio alla vita. Infine devo ammettere che aver costruito una propria famiglia probabilmente mi sprona maggiormente a lasciare una testimonianza di me attraverso la scrittura. Spero di cogliere nel mio travaglio anche quello degli altri e di restituirlo a tutti coloro ne vogliano assaporare alcuni aspetti poetici. Questo può fare la scrittura e questo può in certi casi diventare patrimonio comune e quindi ricchezza da custodire per i posteri.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Forse la notte...”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Duilio Papi - Questo libro nasce da progetti che non si sono completati ma che però hanno prodotto una sensibilità specifica. Le lunghe camminate notturne che mi vedono protagonista rivisitano la realtà del mio io e dei suoi turbamenti e quello delle persone e delle situazioni che s’incontrano.
La mia esperienza di attore dilettante ha poi prodotto nel mio attraversare la vita il gusto per dettagli che scopro pregni di poeticità e nel contempo mi offre la capacità di non distogliere lo sguardo dal canovaccio che guida quanto rappresentato. Mi è venuto naturale quindi tradurre questo percorso non in un'altra storia ma nella seconda parte delle stessa commedia.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Duilio Papi - Potrei dire che Montale e Quasimodo sono assolutamente i miei autori preferiti ma non potrei non citare Neruda e l’asciutto ed essenziale Ungaretti. Tuttavia non li vivo come inspiratori ma più che altro cerco di cogliere dal loro infinito mestiere la capacità di raccontare quanto io vedo.
Non conosco a memoria quanti libri questi grandi maestri hanno scritto ma li leggo e ne catturo la capacità di racconto e d’indagine.
Infine la storia di ciascuno, e quindi in questo caso la mia, gioca un ruolo inspirante. Per propria storia non intendo solo le vicende personali che nel capitolo dedicato a sogni ed amori trovano uno spazio importante, ma anche la storia e le emozioni trasmesse dalle persone che incrociamo nel nostro viaggio mortale.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Duilio Papi - Come già dicevo, l’essere un attore amatoriale produce un’influenza su come si guarda il mondo. Tutto appare un palcoscenico e ciascuno recita un ruolo. Ognuno è e sta sul palco della vita. Poi nel mio percorso artistico ho incrociato il cinema, l’immagine ed il suo modo di raggiungere l’essenzialità e produrre un messaggio. In fondo la metafora è simile alle immagini cinematografiche sempre finte ma anche ugualmente terribilmente reali.
Infine ho cantato fino a qualche anno fa in coro liturgico ed ho vissuto qualche esperienza gospel. Anche il suono e l’armonia raccontano ed io cerco di dare un suono alla mia scrittura.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Duilio Papi - Io amo la fantascienza. Ho una formazione scientifica. La conoscenza del come e del perché delle cose mi affascina. Sono attirato da quello che ancora non so e non è e lo proietto d’istinto attraverso la fantasia. Credo che esista una sorta di simbiosi tra immaginario e pensiero, tra proiezione e filosofia. Non vivo questo fantasticare come luogo distante, quasi altro ed altrove rispetto alla realtà quotidiana, ma come il suo naturale distendersi. Mi appaga questo vagare in un impossibile sospeso umanamente.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Duilio Papi - Il libro digitale ha una sua ragion d’essere anche se non credo che sostituirà il cartaceo. Nel futuro io penso che il libro digitale sarà altro, non solo scrittura ma offrirà al lettore altre sensazioni e contenuti probabilmente oggi ancora impensabili. Spero di poter vedere questa trasformazione. Tuttavia penso che l’azione tattile del girare una pagina di un testo cartaceo sia in grado di produrre un piacere unico. A ciascuno il suo ambito quindi.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Duilio Papi - Io attraverso la poesia vivo una sorta di catarsi, a volte sofferta ma pur sempre purificatrice.
In questo libro in particolare questo elemento è stato molto presente. È un libro come dicevo dove sono narrate situazioni in cui ciascuno si può rispecchiarsi ma è anche un libro molto intimo.
C’è molto di me stesso in quest’opera.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Forse la notte...” se non lo avesse scritto.
Duilio Papi - Molti poeti hanno contemplato la notte e scritto poesie eccezionali. Tuttavia non mi risultano molti libri dedicati interamente alla notte ed ai suoi pertugi. Spero di offrire quindi un’esperienza interessante.
Infine credo che il mio modo di scrivere offra un notevole numero di immagini e metafore in cui possa essere possibile riconoscersi. In questo senso potrei definire la mia scrittura “cimematrografica”. Molti dei miei versi non raccontano altro che inquadrature.
Penso che questo elemento potrebbe essere un fattore di curiosità e di verifica personale per tutti coloro che amano il genere poetico.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Duilio Papi - I progetti non completati sopra citati non sono stati abbandonati ma solo rimandati ad un tempo che li abbia trasformati più compiutamente in qualcosa di pubblicabile. Inoltre sto scrivendo molte liriche che fanno riferimento a situazioni molto casuali e quotidiane. Mi piace trovare nel normale lo straordinario e la poesia permette di dare voci a questi tesori. In ultimo sto provando a lavorare nel produrre testi teatrali. Il parto di un nuovo libro non è fissato da scadenze naturali ma dalla storia personale di ciascuno di noi. Arriva il giorno che uscirà quasi dal nulla e vorrà vivere attraverso la lettura di altri.
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