| D. - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’Eroe Assente.”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R. - Per mantenere quanto più possibile integra, viva e verace la propria individualità, ci si deve risvegliare eroi primi, consapevoli di fronte a se stessi in una tensione emotiva, egoisticamente sana, costruttiva e creativa. Ecco che solo l’assenza, in un umile quanto disincantato distacco dal comune sentire, può garantire la sopravvivenza di una libera mente e condurre verso un orizzonte poetico tutto da esplorare, giorno per giorno attimo dopo attimo. Magari imbarcandosi sulla nave di Ulisse. Ecco, l’eroe è lui che sceglie di vestire i panni del navigatore alla ricerca del limite dell’orizzonte. La sua nave salpa l’ancora verso non-so-dove, senza porsi quesiti, in una navigazione a vista, magari non lontano dalla costa, alla ricerca degli attimi che viceversa andrebbero perduti. E tutto ciò è tenerezza. È poesia.
D. - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R. - La realtà di ogni giorno racchiude in sé tanti minuti coriandoli di poesia di vita. Sta a noi saperli vedere, magari anche afferrare, tanto nel bene quanto nel male.
D. - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
R. - Il tempo è un rifugio ed una prigione, ma anche un immenso forziere nel quale ritrovare i nostri sogni, i nostri pensieri, le nostre speranze, le nostre delusioni. E al ‘tempo’ affido le mie poesiole, come un messaggio in una bottiglia.
D. - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R. - Non riesco a isolare episodi tali da essere ricordati a scapito di altri. Viviamo una immensa partitura e ogni nota, ogni accordo è legato al prima e al poi.
D. - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
R. -Mille più mille sono gli autori per me fonte di ispirazione. Forse Shakespeare è l’unico ad avere scandagliato ogni recondito angolo della mente umana.
D. - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
R. - La musica è per me fondamentale nell’ascolto e nella interpretazione della vita nelle sue manifestazioni, anche le più minute, apparentemente leggere, o marginali.
D. - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R. - Il romanzo su tutti.
D. - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
R.- Un libro va toccato, annusato, magari anche un pochetto maltrattato tra le mani. Quando lo hai materialmente in mano… beh, è una sensazione unica. Un libro di carta è un’avventura che inizia con la prima pagina e non ti lascia fino all’ultima. Quando termino di leggere un libro che mi ha coinvolto, è come se mi confondesse un certo qual senso di abbandono.
D. - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
R. - La scrittura è un lavoro arduo, una scultura faticosa. Qualche volta nel foglio bianco c’è già tutto, occorre svelarlo, a poco a poco, e poi tornare a lavorarci intorno e dentro. Togliere, togliere, togliere, fino ad avere il ritmo e il senso compiuti.
D. - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’Eroe Assente.” se non lo avesse scritto.
R. - Per l’appeal del titolo. Chi è mai quell’eroe che anziché palesarsi e raccogliere onori, si nasconde al mondo per essere nel mondo?…
D. - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
R. - L’idea alla quale sto lavorando è il romanzo della mia vita, dalla nascita ad oggi, vissuto attraverso il cinema che, da sempre, è la mia grande passione tale da formarmi in un cinefilo compulsivo, o peggio…
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