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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista ad Anna Piccirillo, che presenta ai lettori il libro “Sinfonia di voci e sguardi - Gesù incontra la nostra umanità” ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

D. - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Sinfonia di voci e sguardi - Gesù incontra la nostra umanità”?
R. – Io partirei piuttosto dall’immagine di copertina. Quando il mio amico padre Lenin Yèpez, autore della foto, me l’ha inviata da Israele con la didascalia “non sempre le cose hanno un perché”, mi ha intrigato molto. Quella sedia vuota, ricoperta di detriti, lì davanti al mare un po’ agitato, mi ha dato l’idea dell’eterna difficoltà dell’uomo abbandonato sulla spiaggia della vita, angosciato di fronte all’incertezza del futuro, il mare aperto. Oppure l’uomo preda dell’eterna incertezza se fare il primo passo oppure rimanere in attesa di un quello che la vita passivamente gli riserva… Ma sono tante le interpretazioni che si potrebbero trovare. Quanto al titolo, le spiegherò il senso più avanti.

D. - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R. – Ecco, proprio rifacendomi alle impressioni suscitate dalla foto di copertina, ogni personaggio raccontato in questo volume, e sono circa una decina, si porta dentro l’interrogativo dell’uomo di ogni tempo di sapere chi è, da dove viene e a cosa va incontro. Interrogativo che è stato trattato fin dalle origini del pensiero umano in chiave filosofica, psicologica e spirituale. Avendo il mio lavoro un fondamento biblico ed essendo io profondamente credente, ho voluto approfondire l’aspetto spirituale dell’uomo creato ad immagine di Dio e chiamato a realizzarne la somiglianza. Ogni personaggio di cui ho immaginato la storia si pone a suo modo lo stesso interrogativo ed è animato dallo stesso disperato bisogno d’amore; in ogni personaggio c’è un aspetto psicologico e spirituale comune anche all’uomo di oggi, a ciascuno di noi.

D. - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R. – Se per realtà intendiamo l’esperienza personale, posso dire che ha inciso moltissimo. La mia vita, apparentemente banale e tranquilla, è totalmente cambiata quando ho riconosciuto la voce del Signore e mi sono sentita accarezzata dal suo sguardo. È stato come se un velo mi cadesse dalla mente e dal cuore e tutto, anche il passato che sembrava opaco, ha brillato di una luce nuova. La conoscenza del Vangelo è stata fondamentale nella mia crescita teologica e spirituale e molti di quei personaggi mostravano tratti particolari che mi hanno portato ad immaginarne la storia. Ma ciò che mi affascinava era immaginare il momento dell’incontro con Gesù, quel momento specifico che ti cambia la vita, e credo che in tutti loro sia rimasta impressa l’emozione di quella voce e di quello sguardo. Ecco il perché del titolo “Sinfonia di voci e sguardi” e del sottotitolo “Gesù incontra la nostra umanità”, perché si tratta di uomini e donne comuni, gente come noi segnata dal quotidiano, non di supereroi o già santi.

D. - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
R. – Questo sarebbe un fine veramente al di sopra delle mie capacità. L’argomento che ho voluto approcciare è talmente alto che eminenti santi, teologi, studiosi lo hanno già trattato in maniera eccelsa e lo faranno ancora. Tuttavia, pur rimanendo nella cristiana umiltà e con i piedi per terra, un obiettivo l’ho prefissato: mi è stato dato il dono della scrittura e la passione per la fotografia, che considero entrambe un raccontare la realtà per immagini, perciò voglio usarle come forma di evangelizzazione per diffondere la conoscenza dell’amore di Dio.

D. - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Sinfonia di voci e sguardi - Gesù incontra la nostra umanità”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
R. – Ha usato proprio il termine giusto, partorire. Infatti, a chi mi chiede come mai ho scritto questo libro, io rispondo proprio così, che era qualcosa che sentivo dentro e che chiedeva fortemente di vedere la luce, è stato proprio come partorire un figlio. Il testo ha avuto una lunga gestazione, idee e frasi che mi appuntavo da qualche anno nel corso delle mie meditazioni personali, che poi diventavano spunto di preghiera per gli incontri in parrocchia. Quando è arrivato il momento di creare il libro, il testo veniva fuori quasi completo, quasi si scriveva da sé. Ciò che ricordo particolarmente di quei due o tre mesi di lavoro è la grande immedesimazione emotiva con i vari personaggi, una vera simbiosi che mi portava a provare i loro stessi sentimenti, tanto che, a conclusione di un episodio, facevo un po’ di fatica a liberarmene e doveva passare qualche giorno prima di poter affrontare il personaggio successivo.

D. - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
R. – Non ho avuto la possibilità di studi regolari, ma credo di aver letto alcune centinaia di libri degli autori più diversi per epoca, cultura e stile letterario, dai grandi classici a qualche romanzo spazzatura. Ho imparato tanto da tutti, di cosa tener conto e cosa evitare; ci sono comunque autori che ho sentito più consoni a me, dai quali ho appreso il modo di narrare più confacente al mio carattere, al mio modo di esprimermi. Parlo di autori anche diversi tra loro, da Alessandro Dumas a Daniel Pennac, da Tahar Ben Jellun a Piero Chiara, da Isabel Allende a Jean Auel, da Indro Montaneli a Beppe Severgnini. E poi, in questi ultimi anni, teologi e autori spirituali come Gianfranco Ravasi, Tonino Bello, Teresa di Lisieux, Anna Maria Cànopi.

D. - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
R. – Sicuramente la musica, il teatro e il cinema. Quando ho creato i miei racconti li ho immaginati un po’ come fotogrammi di un film o meglio come monologhi teatrali, drammatizzati da musiche particolari tipo il Bolero di Ravel che ben descrive il crescendo di emozioni vissute dai miei personaggi. E non è detto che da questo lavoro non tragga una trasposizione teatrale.

D. - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R. – Da sempre mi appassiona il romanzo storico, le grandi saghe familiari, le biografie ben raccontate. E la poesia, con la grande riscoperta di Giacomo Leopardi.

D. - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
R. – Ovviamente quello cartaceo. Mi scuso con gli ecologisti, ma non rinuncio al senso di “libridine” come lo chiama Luciano De Crescenzo; l’emozione che provo a contatto con i parallelepipedi di carta l’ho raccontata anche nella mia poesia “In Libreria”. Mi sento un po’ come l’editrice de “La prosivendola” di Pennac che si inebriava nel riconoscere i libri dall’odore della carta e dell’inchiostro.

D. - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
R. – Molto intenso, come ho spiegato precedentemente. Sono convinta che debba esserci per forza un rapporto empatico tra l’autore ed il suo scritto. Non credo a quelli che dicono di lavorare di fantasia mentre essi sono tutt’altro. Sono convinta che in nessun luogo come nella fantasia si è totalmente liberi di essere se stessi.

D. - Un motivo per cui lei comprerebbe “Sinfonia di voci e sguardi - Gesù incontra la nostra umanità” se non lo avesse scritto.
R. – La curiosità di sperimentare un approccio diverso al Vangelo senza stravolgerne il contenuto. E poi quell’immagine di copertina così intrigante…

D. - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
R. – Il mio desiderio sarebbe quello di pubblicare un volume di quelli importanti, in carta patinata, delle mie poesie illustrate dalle mie fotografie, così come sto facendo sul sito web per il quale pubblico in esclusiva. Ma, come ho già detto, il cartaceo mi darebbe una gioia in più, proprio per quel senso di “libridine” …

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