| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il golfo dell’anima. Dall’Istria all’Isonzo via Muggia e Trieste”?
Renzo Maggiore - Il titolo è “Il golfo dell’anima” perché è stata soprattutto l’apertura di Trieste sul mare ad ispirare la mia poesia. “Trieste è un luogo dell’anima”, scrisse Montale. “Trieste è una città metafisica” ha affermato più recentemente il regista Salvatores. Io lo confermo scrivendo migliaia di versi e informando che i poeti nella mia città sono tanti e bravi, i più purtroppo perfettamente sconosciuti. Questa è un po’ la tegola della nostra epoca distratta.
Il sottotitolo descrive il percorso geografico che va da Capodistria (Slovenia) fino al fiume Isonzo. Di golfi ce ne sono tantissimi e serviva quindi specificare di quale si trattasse, anche se la copertina con l’incantevole castello di Miramare è già sufficientemente eloquente sulla collocazione dell’opera. La fotografia, come tutte quelle contenute nel libro, è dell’amico Marino Sterle, fotografo professionista triestino
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Renzo Maggiore - Ho raccolto le poesie direttamente legate alla città in cui sono nato e alle zone limitrofe. È un viaggio dell’anima che si manifesta e confronta con i luoghi vissuti; emerge un percorso spirituale in cui prevale l’ammirazione del Bello (in ogni cosa esso si trovi) e la descrizione in versi delle emozioni che produce il fermarsi ad ammirare. Fondamentale per me è proprio l’imparare a fermarsi: uscire dal flusso artificioso della vita economica e sociale per entrare nel vero Flusso della Vita. Non possiamo dimenticare l’anima e vivere da burattini! È l’incapacità di fermarsi e ascoltare l’anima a provocare le maggiori sofferenze e disastri umani.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Renzo Maggiore - Molto. Noi viviamo con il corpo e la mente in una realtà materiale, e nella materia - come dice la parola stessa – vive la nostra grande Madre. In “Energia cosmica. L’unico dio possibile” (Aletti 2011) scrissi che “il soffio vitale è nella materia stessa”. Raramente però gli uomini moderni riescono a rendersi consapevoli dello Spirito che c’è nella materia, in loro stessi. Questa però è la realtà che maggiormente incide nella poesia: cogliere lo Spirito che scorre nelle cose significa comprendere la vita, se stessi; significa dare un senso assoluto alla forma relativa.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Renzo Maggiore - Come scrivo nell’introduzione “la poesia – tra le tante funzioni che esercita – ha il compito oggi provvidenziale di conservare momenti naturali ed artistici che rischiano di sparire agli occhi delle future generazioni: vedere quanto può essere bello il mondo e quanto può renderci vivi e presenti, può contribuire ad aumentare la consapevolezza di noi uomini sui valori davvero centrali, su ciò che è importante salvaguardare e difendere con tutta l’energia che troppo spesso dorme in noi”.
Oltre alla valenza di “testimonianza”, il libro funge al contempo da saluto (da ottobre risiedo a Roma) e da tributo alla città in cui sono nato e cresciuto. Confido che l’opera possa contribuire a promuovere luoghi splendidi, che meritano di essere visitati.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Il golfo dell’anima”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Renzo Maggiore - La mia salvezza, nel momento in cui mi sono staccato da Muggia (comune sul confine con la Slovenia) e dalla mia casa di famiglia per approdare in solitudine a Trieste è stata il molo Audace, davanti a piazza Unità d’Italia (la più grande piazza sul mare d’Europa): sedendomi sulla pietra e ammirando mare, vele e cielo, ho sempre ritrovato serenità e ispirazione. Direi che prediligo nettamente la Natura rispetto ai fatti prettamente umani: quando si è in tensione o in difficoltà, non c’è di meglio che recarsi in un posto tranquillo e respirare la Vita. La mia formazione, oltre agli studi sui libri e all’esperienza di vita professionale e sociale, la devo soprattutto all’osservazione del mare, della terra, del cielo, oltre che di animali e bambini. Questi elementi non mancano mai nei miei libri.
Poi, una volta uscito un libro, accadono cose meravigliose se il figlio si coltiva con amore. Mi emozionano i commenti di amici e lettori, la partecipazione alle presentazioni, le recensioni sentite, le opere pittoriche e musicali che nascono dai versi, le citazioni…
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Renzo Maggiore - Rivedendo la mia produzione letteraria, trovo diverse fonti d’ispirazione: all’inizio c’è stata la classica “cotta” cui è seguita una delusione amorosa; poi ho espresso il disagio interiore comprendendo come la scrittura possa essere terapeutica e diventare un efficace strumento di rielaborazione mentale ed emozionale. Sempre e comunque, le parole che partorisco nascono da emozioni: credo che non esista opera d’arte senza emozioni! Spesso ho scritto dopo aver visto un film o letto un libro particolarmente toccante: autori fondamentali non credo ci siano, ma senz’altro mi hanno colpito molti volumi di filosofi, teologi, mistici, scienziati, colleghi formatori. Ce ne sono tantissimi, ma cito Muso Kukushi (maestro zen del 1300), Giordano Bruno, Ortega, Russell, Gibran, De Mello, Dyer, Hillman, Suzuki, Capra, Dilts, Chopra, Robbins, Corona, Goleman, Mancuso, Sibaldi, Tolle…
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Renzo Maggiore - Ho ascoltato molta musica nella mia vita e mi sono anche cimentato in alcuni strumenti, tra cui pianoforte, chitarra e voce. Mi considero per lo più un autore, che a volte interpreta i suoi brani. Nel 2003 ho frequentato il CET di Mogol ed è stata sicuramente un’esperienza formativa, ma sono cresciuto con i cantautori italiani che ancora oggi ascolto con emozione: davanti a tutti metterei Fabrizio De Andrè e Renato Zero, ma a 4 anni già canticchiavo alcuni pezzi dei Pooh. Ho avuto un periodo molto rock, specialmente con i Bon Jovi (di cui sono fan) e i Queen. Negli ultimi anni noto un certo appiattimento nell’uso delle note e preferisco seguire lo Sport. Mi piacciono comunque Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti, Elisa.
Certo, resto estasiato anche di fronte a opere liriche, sculture e quadri, ma non posso dire d’esserne stato influenzato. Il cinema è un capitolo a parte perché ho scritto molte prose dopo essermi immerso nelle trame dei film di ogni genere (a parte l’Horror che detesto). Le chiamo “spunti dell’anima”.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Renzo Maggiore - Leggo per lo più saggistica e testi a carattere filosofico e spirituale. Quando poi ci sono autori come Capra o McFarlane che uniscono spiritualità e scienza (la Fisica in particolare), allora per me è l’apoteosi. Leggo pochissimi romanzi perché mi appassiona maggiormente il linguaggio diretto e la sintesi; se proprio devo immergermi in un racconto, allora preferisco il Cinema. Prediligo le biografie.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Renzo Maggiore - Non vi è paragone: avere tra le mani un libro vero e proprio, specialmente se l’hai scritto e pubblicato tu, smuove il cuore. Nella materia soffia lo Spirito, si diceva…
Tuttavia, negli ultimi anni, ho scelto di pubblicare meno copie in cartaceo e puntare sull’opportunità dell’ebook, per due motivi: risparmiare gli alberi riducendo l’uso della carta e raggiungere più persone possibile in giro per il mondo. È innegabile che l’ebook, anche per il costo ridotto, possa rappresentare un buon veicolo per la poesia, che si presta più di altri generi per le caratteristiche di brevità. Attraverso i mezzi “virtuali” possiamo diffondere con più facilità i nostri versi: io sono senz’altro più letto su Facebook, laddove in pochi minuti migliaia di persone possono raggiungere i miei versi. Ma i libri sono figli che fisicamente camminano per il mondo, dormono in case, biblioteche e librerie aspettando che qualche occhio curioso venga dolcemente a svegliarli.
Questa rimane la vera magia.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Renzo Maggiore - Il libro è una raccolta, nel vero senso del termine: non ho fatto altro che radunare in un unico spazio gran parte delle poesie scritte sul golfo giuliano cercando di posizionarle secondo un cammino geografico-spirituale. Il mio rapporto con la scrittura è molto semplice: finché non mi emoziono, non scrivo; finché non arriva l’intuizione, non prendo la penna per fissare nero su bianco i pensieri. Questa è l’origine; poi la scrittura diventa lettura ed eventuale ri-scrittura nel caso in cui il ritmo o qualche parola non risuoni nel modo “giusto” nella composizione. Più tardi diventa scoperta, perché rileggendosi capita che ci si emozioni di nuovo, magari intuendo altri significati e indizi….
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il golfo dell’anima” se non lo avesse scritto.
Renzo Maggiore - Innanzitutto per rivedere – con altri occhi (si spera ispirati) - i luoghi che nel libro si descrivono, o per scoprirli in poesia prima di visitarli. Se conoscessi già Maggiore dalla lettura di altri suoi libri, lo comprerei perché in ogni suo libro si può apprezzare - se non altro – un cammino spirituale che può aiutare a rilassarsi e a dar voce ai sentimenti più profondi: è un modo per fermarsi e comunicare con l’anima. Anche negli incontri dal vivo, attraverso la lettura poetica (lenta e profonda) riesco spesso ad ottenere tale risultato, con me stesso e con il pubblico. Dopo la Natura, credo che la Poesia sia il modo migliore per accedere alla dimensione più alta di noi stessi.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Renzo Maggiore - Nel mio computer e nelle chiavette USB ho all’incirca una ventina di altri figli pronti a venire alla luce. C’è un’autobiografia dei miei primi 42 anni che mi descrive attraverso gli scaffali della mia libreria; un libro di prose sul cinema; raccolte di pensieri; una sceneggiatura teatrale; varie raccolte poetiche, di cui una sta nascendo a Roma mentre scopro la città attraverso le mie lunghe camminate; un’intera collana Zen, cui tengo particolarmente...
Ho nel cassetto anche un centinaio di brani musicali, molti ancora da arrangiare ed assegnare eventualmente ad altri interpreti. Sono sempre aperto alle collaborazioni artistiche e per nulla geloso delle mie opere. Noi tutti non siamo che gocce in un unico mare di Poesia.
Un grazie ad Aletti.
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