| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Gocce di rugiada le parole scritte al buio”?
Risposta - La motivazione del titolo alla silloge l’ho voluta esprimere nella quarta di copertina, dove in forma poetica così mi esprimo: “Sentire le gambe colonne di marmo, la gola riarsa per l’afa che avanza, la pelle imperlata d’acre sudore per correre dietro l’indomita vita che dispettosa percorre sentieri spesso in salita, perduti nel buio che cala sempre più fitto ad ogni improvviso bruciante dolore, è esperienza comune dell’umana natura; cui può recare un dolce sollievo la fresca rugiada d’un tremulo verso intriso di vero, scritto di notte dopo avere trovato, le parole suadenti capaci d’infondere nuovo vigore per spegnere l’arsura di conoscere il senso dell’esistere arcano, per trovare redenzione ad ogni rovinosa caduta, per continuare speranzosi il faticoso cammino verso la meta di una vita in pienezza che sottovoce fa udire il suo eterno richiamo (…)”. Di fronte al non senso in cui spesso ci sentiamo immersi, ad un dolore che ci assale improvviso, alla paura di poter perdere la sicurezza degli affetti più cari, al non riuscire a sentire sempre presente Iddio nonostante sia la fonte del nostro respiro, soltanto la riflessione può aiutarci a scandagliare il senso profondo di ciò che noi siamo e di quello che ci accade, e quando il pensiero riusciamo ad esprimerlo con parole sincere è come se una fresca rugiada recasse ristoro alle aride pieghe più nascoste dell’anima.
Domanda - Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Tratto in questa silloge degli stati d’animo più comuni quali la gioia, la rabbia, la speranza, le delusioni investigandoli nella loro nuda verità come occasioni di crescita nella comprensione del proprio vissuto, tratto dei sentimenti più nobili quali l’amore, l’amicizia, il senso religioso in una prospettiva di chiaro scuro così come li sperimentiamo nel cammino della nostra vita.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Totalmente, perché la realtà con i suoi contrasti è la mia Musa ispiratrice; realtà non solo come accadimenti di eventi e circostanze ma anche come consapevolezza di non poter scrivere versi staccati dalla reale percezione di un movimento interiore, una intuizione inattesa, una comprensione sofferta che chiamo ispirazione, la sola capace di farmi avanzare nel mettere meglio a fuoco gli evanescenti contorni della verità che tutti ricerchiamo.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo libro?
Risposta - Le tre cose che rimangono per sempre: Dio l’eterno immutabile, origine dello scorrere del tempo dall’istante della creazione, l’Amore che di Dio costituisce l’essenza e dell’uomo il riflesso impresso nel suo essere purtroppo sfigurato dal colpo del peccato, la Bellezza somma virtù diffusa in ogni cosa a cui è affidato il compito di recare l’anelata salvezza.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro “Gocce di rugiada le parole scritte al buio”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Mi piace ricordare un momento fondamentale del mio percorso di vita in cui ho avuto la fortuna di poter contemplare la nobile Bellezza la prima volta che vidi l’antica cittadina di Palestrina, dove mi sono trasferito più di venti anni fa, ricordo ancora con gioia la mia ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Sant’Agapito dopo aver completato gli studi filosofici e teologici. Una cittadina, Praeneste, edificata prima della stessa Roma che conserva le vestigia del suo glorioso passato che considero la mia seconda patria dopo Catania la città in cui sono nato, e a cui ho dedicato una poesia presente nella silloge a cui sono particolarmente legato: “A rimirar Preneste”. Il dolce ricordo dei miei genitori che mi hanno tanto amato e ai quali in vita non ho saputo dimostrare la mia gratitudine. Una “colpa” che sono riuscito ad espiare scrivendo per mia madre la poesia: “Occhi di madre”, a mio padre ho dedicato altri versi che pubblicherò in un prossimo futuro. Infine le tristi esperienze confidatemi nell’esercizio del mio ministero sacerdotale, di sentimenti d’amore e d’amicizia bruscamente interrotti, fonte di un dolore inesprimibile a cui ho voluto dare voce immaginando di averli vissuti io in prima persona. Sono le poesie: “L’amazzone”, “Divieto di sosta”, “Macabro amore”.
Domanda - Quali sono le sue fonti d’ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Naturalmente tutta la tradizione poetica biblica che raggiunge il suo apice nel libro dei Salmi, una delle raccolte poetiche più importanti e lette dall’umanità; fondamentale per la mia formazione considero la poesia sofferta e sincera, struggente e fatalista di Leopardi e quella dolorosa ma mai priva di speranza di Alda Merini.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sicuramente le arti figurative in particolare la scultura di Canova per quella ricerca di bellezza e verità magistralmente trasferita nel duro marmo che appare vivo ed eloquente agli occhi di chi lo contempla così come dovrebbe fare un poeta con le parole scritte in una sequenza ritmica per esprimere la bellezza e la verità di una riflessione, una intuizione sugli accadimenti gioiosi e tristi della vita, sui sentimenti a volte esaltanti altre volte feriti e ferenti, offerti alla meditazione di chi li legge. La pittura caravaggesca per quei contrasti marcati che l’artista ha saputo imprimere sulla tela per focalizzare una precisa movenza o un gesto che esprimono il significato profondo della scena rappresentata, come dovrebbe essere capace di fare la poesia con i suoi versi pregnanti di contrasto a liberare i sentimenti e i pensieri che spesso teniamo celati e incatenati nei ceppi d’un sentire comune che non ci appartiene.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Il romanzo storico in particolare le opere di Umberto Eco, di cui considero “Il nome della Rosa".
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