| Una terribile tragedia familiare diventa lo spunto per un racconto di grande amore e generosità.
Nessun uomo dovrebbe poter sopravvivere al proprio figlio.
È un dolore lacerante e inconcepibile. Non è comprensibile un dolore così grande, anche se appartiene a tanti, per circostanze varie, per motivi diversi, per occasioni differenti, ma tutte con la stessa domanda: Perché?
Ogni giovane vita spezzata porta dentro di sé questa domanda cui purtroppo non è dato rispondere. Non è possibile dare un senso. Non è possibile trovare rassegnazione.
Questo racconto non dà una risposta a questo, ma descrive tutto quello che succede a chi è vittima di una situazione del genere. È un racconto doloroso, una ‘Passione’ vissuta dal punto di vista della Madre e del Padre, ma che si legge tutta d’un fiato, senza la possibilità di smettere e che, forse anche per chi quei momenti non ha vissuto, incalza il lettore, fa salire l’emozione. Ti prende nello stomaco e ti strizza fino a farti percepire quel dolore profondo, immenso, senza un perché!
Questo libro affronta, con molto rispetto, anche il tema bioetico che garantisce, a tutti i costi, la privacy dei riceventi e delle loro famiglie nei casi di donazione di organi.
La storia
Quattro anni fa l’autore del libro, originario di Salerno, ha perduto sua figlia a causa di un’improvvisa emorragia cerebrale. Aveva adottato Daniela 13 anni prima, quando lei aveva solo 9 anni. Questo racconto descrive i suoi ultimi dieci giorni di vita trascorsi in coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Cantonale di Lugano.
È una storia di immensa disperazione per la perdita di una figlia ma anche di infinito amore. Nella storia si intrecciano, inevitabili, i temi dell’adozione e della donazione di organi.
La protagonista della storia è Daniela, ma l’inserimento di frequenti flashback e ricordi rendono suo padre e sua madre disperati coprotagonisti.
Il libro prova a raccontare dal punto di vista di un genitore cosa significhi perdere una figlia. Quale angoscia possano provare un padre e una madre di fronte alla richiesta dei sanitari di dare il consenso per il prelievo degli organi della loro bambina quando il suo cuore sta ancora battendo, quando si può ancora sentirla viva e calda quando la si accarezza.
Questo libro prova a raccontare la disperazione di dover accettare la morte cerebrale.
Il racconto si conclude nel presente (quattro anni dopo) con un pensiero alle persone che grazie alla donazione degli organi di Daniela, possono continuare a vivere o a vivere meglio.
Giuseppe Battista
Cittadino italo-svizzero nato a Salerno l’11 agosto 1961.
Dopo il conseguimento della laurea in Informatica all’Università degli studi di Salerno si è trasferito a Roma dove ha lavorato per 5 anni come consulente informatico quasi sempre in giro per l’Italia.
Nel 1989 si è trasferito in Svizzera dove ha vissuto a Lugano fino al 2007 e poi a Berna dove vive tuttora con la sua famiglia.
Sposato con Doris dal 1998, alla loro famiglia si sono unite Daniela (figlia di Doris nata nel 1988 adottata da Giuseppe nel 2001 e poi scomparsa tragicamente nel 2010, Alexia nata nel 1998 ed adottata da entrambi nel 2002 e Gioia figlia naturale nata nel 1999).
Informatico e leader di successo ha ricoperto varie funzioni manageriali nelle varie aziende in cui ha lavorato.
Dopo le vicende narrate nel libro, ha deciso di ridurre le sue responsabilità in ambito operativo per poter disporre di maggior tempo da dedicare alla famiglia.
Dal 2007 lavora presso una grande azienda di telecomunicazioni in Svizzera dove attualmente ricopre la carica di Head of Compliance and Risk Management
Link diretto dell’articolo:
http://www.gazzettadisalerno.it/2014/12/02/dieci-giorni-racconto-padre-perso-sua-figlia-libro-giuseppe-battista/
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