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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Silvia Tufano - Libri&Scrittori

di Rassegna Stampa

D) Ci racconti un po’ di lei e del suo approccio al mondo della scrittura
R) Mi chiamo Silvia Tufano, sono una pedagogista specializzata con una fortissima passione per tutte le forme d’arte. Amo dipingere, recitare, cantare e, dall’inverno di quest’anno, ho anche iniziato a scrivere dopo gli stimoli ricevuti frequentando un corso di scrittura creativa tenuto, egregiamente, dalla dott.ssa Marisa Fabrizio.

D) Qual è stato il suo percorso di studi?
R) Mi sono diplomata presso il Liceo classico “Giosuè Carducci” di Nola e poi mi sono laureata in Pedagogia all’Università di Salerno. Dopo la laurea ho frequentato ulteriori corsi di specializzazione e approfondimento in Italia e all’estero.

D) Quando e perché ha iniziato a scrivere?
R) In realtà mi è sempre piaciuto scrivere, esternare su un foglio le mie emozioni, i miei stati d’animo ma il mio primo approccio reale con la narrativa è avvenuto questo inverno dopo, come dicevo prima, aver frequentato un corso di scrittura creativa presso l’Università delle Tre Età di San Salvo.

D) In termini umani, cosa significa per lei scrivere?
R) Scrivere è terapeutico per chi lo fa e per chi riceve i “frutti” di questa scrittura, se si consente alla parole di attraversarci l’anima e se ci si pone, ogni volta, dinanzi a queste parole con uno sguardo nuovo. In particolare amo narrare l’essere umano con le sue sofferenze, i suoi tormenti, le sue profonde crisi e con le sue rinascite e le voglie di riscatto. Quindi per me scrivere è narrare prevalentemente l’uomo, inteso come essere umano e, talvolta, anche disumano.

D) Quali sono i suoi libri del cuore?
R) I miei libri preferiti restano senza dubbio “On the road” di Jack Kerouac e “La pazza della porta accanto” di Alda Merini ma potrei elencarne una miriade perché adoro leggere e perché ho sempre letto tantissimo.

D) E quelli che non leggerebbe mai?
R) Gli erotici-rosa, i cosiddetti porno-soft che tanto vanno di moda di questi tempi.

D) Il libro più bello che ha letto negli ultimi tre anni?
R) “L’altra verità” di Alda Merini.

D) E quello che meno le è piaciuto?
R) Non mi piace tutto ciò che non mi emoziona e che non m’insegna a riflettere.

D) Qual è il rapporto con la sua regione e con la sua terra?
R) Io sono di origini campane anche se da tre anni vivo in Abruzzo. Sono profondamente innamorata e legata alla mia terra di cui, nonostante tutto, sono molto orgogliosa. Io sono nata e cresciuta in un piccolo paese in provincia di Napoli con i suoi limiti e le sue contraddizioni e con scarsissime opportunità ma il calore, la simpatia e l’originalità della gente e quegli occhi pieni di sogni e speranze sono, secondo me, tra i tesori più preziosi di questa terra e proprio dalla gente bisognerebbe ripartire per restituire a Napoli e alla Campania la dignità che merita e che con tanta violenta brutalità le è stata strappata negli ultimi anni.

D) Cosa le piace e cosa non le piace dell’editoria odierna italiana?
R) Non mi piace pensare che non serve soltanto il talento ma, come in tanti altri campi, anche in quello dell’editoria, ahimè, ci vogliono le giuste conoscenze, le dovute raccomandazioni, l’incontrare i gusti della gente che, spesso, non vanno a braccetto con quelli dello scrittore e, soprattutto, vendere tantissimo. Non mi piacerebbe mai andare contro i miei principi o i miei ideali o contro ciò che sento di scrivere, solo per vendere un libro in più. Cosa mi piace, invece, lo sto ancora scoprendo.

D) Cosa le piace e cosa non le piace del panorama culturale italiano
d’oggi?
R) In realtà viviamo in piena epoca del tramonto della cultura dove le persone amano approcciarsi prevalentemente con materiale semplice, leggero, spensierato a volte superficiale. L’individuo oggi fa sempre più fatica a compiere un viaggio introspettivo e tutto ciò, culturalmente parlando, che lo pone dinanzi ad interrogativi seri, a riflessioni che possono “devastare”, lo mette profondamente in crisi e, quindi, viene meticolosamente evitato.

D) Come è arrivato alla pubblicazione del suo lavoro?
R) In realtà è iniziato tutto come un gioco. Ho inviato il mio manoscritto a varie case editrici per capire se il mio materiale potesse interessare e mi è subito arrivata qualche proposta.

D) Cinema: qual è il suo film preferito?
R) “Chi giace nella mia bara” di Paul Henreid con Bette Davis, un’attrice che amo particolarmente.

D) Musica: la canzone del cuore?
R) “Se ti tagliassero a pezzetti” di Fabrizio De Andrè. Trovo sconvolgente come si possa raccontare e descrivere un amore malato, omicida in un modo così squisitamente delicato e armonioso e, perché no, romantico.

D) Ha frequentato corsi di scrittura creativa?
R) Sì, uno, come ho avuto modo di sottolineare prima.

D) Ritiene siano utili?
R) Credo che possano essere utilissimi soprattutto per stimolarti ad iniziare a scrivere, attività non sempre semplice e scontata, ovviamente se sono tenuti da docenti in grado di tirare fuori ciò che ti porti dentro che, spesso, nemmeno tu conosci. Questo a me è successo in un modo del tutto nuovo ed inaspettato.

D) Quale ritiene sia l’aspetto più complesso della scrittura narrativa?
R) La descrizione dei personaggi che non deve cadere mai nella banalità, la strutturazione dell’ambientazione, la capacità di lasciare al lettore la possibilità di immedesimarsi, di inventarsi lui un finale alternativo alle storie che si scrivono e di emozionarsi. Un bravo scrittore, secondo me, deve riuscire a far volare alta la fantasia del lettore e ad insegnargli l’arte di sognare.

D) Come scrive: su carta o al computer? Di giorno o di notte? In solitudine o fra altre persone? Segue “riti” particolari?
R) Ho iniziato a scrivere su carta. Poi sono passata al computer anche se amerei molto farlo con le vecchie macchine da scrivere che, purtroppo, non trovo più in giro. Scrivo in solitudine ma non mi disturba se c’è un rumore di sottofondo. Ma mi concentro maggiormente di notte perché è il momento clou della mia ispirazione. Mi piace pensare che le grandi idee arrivino in sella alle stelle.

D) Come è nata in lei l’idea di raccontare quel che ha raccontato nel suo libro più recente?
R) È nata principalmente da tutte quelle storie che ho avuto la fortuna di incontrare durante i miei lunghi anni di lavoro; dal desiderio di dare un riscatto a tutti coloro che comunemente vengono bollati come gli ultimi, i cosiddetti “invisibili”, a chi nella vita non ha e non ha avuto e, forse, non avrà mai molte opportunità. È nata dal desiderio di sottolineare il fatto che la sofferenza è spesso catartica quindi non va sempre rifuggita, che tutti possiamo avere nella nostra vita un “Sole che sorge a Est”, inteso come rinascita, come ripartire da zero, come ricominciare. Mi è piaciuto anche sottolineare che tutto ciò che può sembrare, a prima vista, agghiacciante e terrificante e peculiarmente disumano, spesso nasconde una profonda, seppur disagiata, umanità. Dietro grandi “disastri” spesso si cela, a parer mio, solo una totale assenza di amore che è l’unica cosa che è ancora in grado di salvarci.

D) Cosa significa per lei raccontare una storia?
R) Significa dare vita e forma a tutto ciò che era precedentemente inanimato e amorfo. Associo molto l’arte della scrittura a quella della scultura.

D) Preferisce cimentarsi col racconto o col romanzo?
R) Ho iniziato con una raccolta di cinque racconti ma mi piacerebbe tanto cimentarmi con un romanzo adesso.

D) Ci dia una sua definizione dell’uno e dell’altro?
R) Quando decidi di scrivere un racconto sai già che avrai a disposizione poco “tempo” e poco spazio per catturare l’attenzione del lettore. In poche righe devi riuscire a delineare tutte le caratteristiche della storia e tenere sempre alto il desiderio di chi legge. Un romanzo, invece, ti da la possibilità di spaziare, di dilungarti, di perderti e di far perdere gli altri lungo i meandri della narrazione.

D) Come ha scelto il titolo del suo libro più recente?
R) Il mio primo libro ha per titolo: Il sole sorge a est. In realtà l’ho scelto tra vari altri che avevo in mente ma era questo l’unico, che ripetendolo più volte, mi aveva dato una vera emozione.

D) Quanto tempo ha impiegato per scriverlo?
R) Pochissimo, parliamo di pochi giorni. Ho scritto di getto, lasciando che la mia mano fosse guidata dalla mia ispirazione di quel momento.

D) Ha vinto premi letterari?
R) Sì, ne ho vinti tre, due nazionali e uno internazionale.

D) Crede nei premi letterari?
R) Sicuramente sono un ottimo strumento per far circolare i tuoi scritti nei cosiddetti “ambienti giusti”.

D) Ha altri progetti in cantiere?
R) Sì, un romanzo, una sceneggiatura teatrale tratta da uno dei miei racconti, un cortometraggio, vari festival letterari e la partecipazione a Concorsi letterari molto noti e facoltosi.

Link diretto dell'articolo:
http://www.libriescrittori.com/intervista-silvia-tufano/


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