| Al figlio
Anche la tomba dove eterno dorme
il padre di tuo padre
è alta sulla collina
e guarda al mare, alle Calabrie
assopite sopra acque viola.
Pietra su pietra, lassù,
alveari di silenzio,
celle chiuse a colombe,
finestre murate
al sole, con ulivi e limoni
e le spine vane dei fichi d’India.
D’eguale sangue sui marmi
nomi insistiti con amore
cifre di stagioni consumate
in lacrime e sudore
così amore come gioia
e l’estate e l’inverno
il nascere e il morire
livellati con giustizia
nei volti indifesi
al lampo del magnesio.
L’uomo e la sua donna
profili serrati, occhi
fissi al soffitto d’agonia
calato giù d’un solo colpo
tagliola inesorabile.
Fuori di là dal muro,
ancora oggi, nel sonno dell’isola
la pecora e l’agnello,
il pastore e il suo cane
per la fame e l’arsura
ripetono la vita.
Agosto 1963
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