| Non posso gridare. Non posso chiamarti.
Nel silenzio tutto è fragile, di vetro.
La testa reclinata sulla leva,
anche il telefono dorme.
Attraversando la città addormentata
voglio arrivare ad un vicolo bianco,
voglio accostarmi alla tua finestra,
in gran silenzio, e teneramente.
Nasconderò nelle mie mani l’eco
del sonoro disgelo delle strade.
Spegnerò le fiammelle dei lampioni
perché non si sveglino i tuoi occhi.
Ordinerò alla primavera
di soffocare le sue voci notturne.
Allora, sei così tu quando dormi?
Le tue mani hanno perso vita…
la stanchezza furtiva si è annidata
nel folto delle rughe, intorno agli occhi.
Domani voglio baciarli a lungo, a lungo
perché non ne resti il ricordo.
Veglierò il tuo sonno fino all’alba,
andrò via col vento fresco del mattino,
dimenticando le mie orme sulla neve
tra le foglie dell’anno passato.
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