| SOGNO DI UNA TANTO DESIDERATA CONVERSAZIONE AMOROSA
Dialogo impossibile eppure vero e giocoso tra un uomo ricco di esperienza e ancora di ideali e un bimbo immaginario e curioso... senza età.
Il figlio maschio desiderato apparso e scomparso in un attimo... è un vuoto incolmabile: quel figlio nato senza vita che avrebbe dovuto chiamarsi Siro.
Un mito che come tutte le cose perdute ritorna eterno nel sogno, più vivo e vero del vero.
Osiride Pozzilli, sindacalista e affabulatore nato, padre amoroso di una bimba ormai grande di nome Francesca, sente la necessità, fin da ragazzo, di tradurre le grandi emozioni nella sintesi della parola poetica come talvolta nella gestualità immediata del segno pittorico.
Oggi, in una forma diversa, nuova per Lui, che potremmo definire prosa poetica dialogata, il Pozzilli traccia cronologicamente, partendo dall’inizio, l’intero percorso della propria vita e non solo:
un’esistenza vissuta e combattuta con passione, sempre nel piacere inebriante del sociale.
Ma nella voglia di riassumere e ricomporre il tutto, ad appagare la curiosità di quel bimbo amato, nel quale Osiride ritrova gioie, dolore e sensi di colpa, traspare il bisogno e la sete di ripercorrere un passato che, in quanto tale, è sempre incredibile e fascinoso,
ricco di emozioni e di conquiste e inevitabilmente di rimpianti.
Un tempo ancora tutto da “ripassare” per comprendere qualcosa
che forse ci era sfuggita in tempo reale.
All’inizio il fantastico dialogo parte dal mistero del nome:
“Caro papà, perché ti hanno chiamato Osiride?”
E il padre risponderà fantasiosamente evocando storie poetiche della mitologia egizia.
Ma le domande dei fanciulli si sa sono come le ciliege e...
“A proposito di poesia potresti leggermene una?” Chiede ancora il bambino.
“Questa è la mia prima poesia scritta a quindici anni, nel 1959”.
Ogni anima ha un cuore
Ogni cuore ha una vita,
dolce è l’amore in natura beata.
Ogni verso ha una rima,
ogni vita ha un cammino,
breve è la vita ma lungo è il cammino.
Seduta su un monte, la morte ci attende,
alla fin del cammino ad ognuno ci prende.
Oh cuore dannato che m’ispiri tristezza,
oggi nessuno ha più tenerezza.
Io dico spesso: “la vita è”.
In questo dire c’è tutta la mia filosofia di vita.
Poi in un crescendo di domande e risposte tra padre e “figlio”, passando per questa prima poesia matura e quasi profetica, un susseguirsi di pagine della nostra storia, riaffiorano e si spiegano con naturalezza e amore così come si apre, si spiega e vola una vela al vento.
Articolo di Sarina Aletta, pubblicato su Romacultura.it
Link diretto:
http://www.romacultura.it/2014/agosto-settembre/bambino-mio-raccontami-papa.html
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