| “Inno alla libertà di espressione” (Aletti Editore), romanzo di Hamza Zirem.
L’AUTORE: Hamza Zirem è uno scrittore algerino, autore di una decina di libri. Ha compiuto gli studi universitari di letteratura francese e ha insegnato per quindici anni nelle scuole superiori. Nel 2009 è stato ospitato dal Comune di Potenza beneficiando di una borsa di studio, nell’ambito della rete internazionale ICORN, e lavora come mediatore culturale. Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il Premio della Giuria del Concorso Letterario Nazionale Nuova Scrittura Attiva 2014 per le sue poesie e il Premio Letterario Internazionale Europa 2014 per il suo romanzo" Inno alla libertà di espressione" (Aletti Editore). Hamza Zirem è caporedattore della rivista "La Grande Lucania". È stato nominato dall’Università della Pace della Svizzera italiana “Accademico onorario” e “Ambasciatore di Pace” per il suo lodevole e instancabile impegno nella promozione dei diritti umani, per la sua preziosa testimonianza nel campo culturale, civile e sociale intesa all’esaltazionedei valori dell’amore e della fratellanza universale.
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RECENSIONE DEL ROMANZO “Inno alla libertà di espressione” (Aletti Editore).
Il personaggio principale del romanzo: Massi, scrittore della Cabilia, regione dell’Algeria, è costretto a fuggire dalla sua patria perché ha ricevuto minacce di morte, inizia così il suo esilio. Grazie alla rete ICORN, associazione che favorisce la “libertà di espressione” ad artisti e scrittori, perseguitati nei loro Paesi, Massi raggiunge la Norvegia. È uno “shock culturale” quello che subisce alla vista degli edifici scolastici, “privi di recinzioni e affacciati direttamente sulle strade”. Persino il palazzo reale d’Oslo, scopre Massi, non ha recinti e si trova in un parco frequentato da tutto il mondo, e, dappertutto, scorge parchi giochi per bambini.
Le visioni norvegesi svelano a Massi quel mondo tanto desiderato nella sua terra ed evocano giorni indimenticabili, la marcia storica del 14 giugno 2001, quando circa due milioni di Cabili raggiungono Algeri per consegnare una piattaforma di 15 rivendicazioni al capo dello stato.
I militari non esitano a sparare contro i manifestanti. Un’immagine s’imprime sul muro, e nella stessa mente di Massi, LIBERTÉ, scritta con il sangue del ventisettenne Kamel Irchene, pochi istanti prima di morire, ucciso durante una pacifica manifestazione.
Segnato da quel ricordo, Massi commemora la fierezza del popolo cabilo, citando le parole dello scrittore francese Albert Camus: “Questi uomini che hanno vissuto nelle leggi di una democrazia più totale della nostra…. I Cabili sono uomini coraggiosi e coscienti, dai quali potremmo apprendere lezioni di dignità e giustizia”.
La stessa fierezza Massi la manifesta presso la polizia nazionale dell’immigrazione di Oslo, costretto a trascorre la notte con gli altri richiedenti asilo, senza mangiare e dormendo a terra. In quella solitudine ed emarginazione, l’esule non s’irrita, non urla, ma “s’intrattiene con un responsabile della polizia”, perché lui è uno scrittore e il suo ruolo è ”aprire il cuore e le idee dei suoi interlocutori”. Massi ha sempre, con i suoi articoli al giornale Akfadou News, sensibilizzato i lettori “sulle questioni morali, sul declino dell’apertura democratica che affligge l’Algeria” e per questo ne ha pagato le conseguenze, “spogliato dai panni del suo ambiente sociale a trentanove anni”, Massi non ha più nulla, famiglia, amici, solo un vestito, “il vestito della pazienza per meglio sopportare la nordica tristezza".
La sua voce è debole, tenta di contenere i suoi strani pensieri e desidera una musa che possa inventare una patria umana sui fili blu della vita e cancellare per sempre…. “l’amarezza degli esili.”
Un esilio raccontato in terza persona, perché Massi parla di sé e delle sue esperienze come un narratore esterno e questo non è un efficace espediente letterario, ma riproduce la condizione dello “straniero”, l’uomo senza patria e con l’arduo dovere di affrontare il destino, che è assurdo e irrazionale ma, al tempo stesso, ineluttabile.
Lo stile della narrazione è “senza vigore”, pacato, perché scopo dell’autore non è solo presentare la condizione degli “esuli”, ma è un “inno alla libertà”, è conservare nei secoli il ricordo dei più alti valori umani.
Il racconto è costruito sugli ideali di civiltà e di democrazia e si ispira alla realtà per creare e suggerire un modello di vita. Il libro di Hamza Zirem “Inno alla libertà di espressione” permette, allora, di recuperare quel senso di “civiltà democratica” e incoraggia a non dimenticare quanto sia importante e necessaria la “Libertà”, ma deve essere sempre difesa, celebrata ed invocata.
È dedicato a quanti oggi non sanno più apprezzare e pensare a una democrazia in senso ampio, “come un integrarsi di diritti e di doveri, di sussidiarietà e solidarietà”.
È adatto a tutti, ma in particolare è adatto a giovani lettori, perché l’esempio di Massi rappresenta concretamente il concetto espresso nell’art..2, della Convenzione dell’UNESCO sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali (2005):
“La protezione e la promozione della diversità culturale presuppongono il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali quali la libertà di espressione, d’informazione e di comunicazione nonché la possibilità degli individui di scegliere le proprie espressioni culturali.”
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Articolo pubblicato sul giornale “La Grande Lucania”
Link diretto: http://lagrandelucania.altervista.org/racconto-hamza-zirem-costruito-sugli-ideali-civilta-democrazia/
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