| Presentazione del libro «Uno fra noi» (Aletti Editore) di Giulio Cecili
26 agosto, ore 18
a Jenne (Roma).
Promotore della iniziativa è il centro studi A. Fogazzaro di Jenne
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IL LIBRO
La conoscenza del passato è un beneficio per tutti. “Solo il passato che non ha futuro è definitivamente passato, ma siccome nessuno conosce il futuro, nessuno può dire che il passato sia definitivamente passato”. Con questo intendimento è stata scritta la monografia storica che esamina la cultura materiale, la mentalità della “picciola gramigna” dell'alta valle dell'Aniene. Il lavoro può essere interessante anche per chi non è nativo e residente nella zona, grazie alla impronta didascalica che lo caratterizza.
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NOTE SULL'AUTORE
Schizzi d'autore
Caduto alla cicogna ad Agosta quando le foglie cadono dai rami, l'autore è stato svezzato culturalmente dai benedettini di Subiaco.
Alla Sapienza di Roma è stato dichiarato dottore in lettere e filosofia e in un secondo tempo in giurisprudenza. Per un periodo ha bazzicato le aule dei tribunali come procuratore legale, ma dopo alcuni anni le ha lasciate per scarso rendimento suo e del tribunale.
Non è un intellettuale, come vorrebbe far credere, ma un uomo a cui piace sapere. Nei ritagli di tempo ha frequentato la Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito la licenza sia in teologia che in diritto canonico.
Ha sempre coltivato l'amore per la scienza dei suoni, superando l'esame di teoria e solfeggio al conservatorio Luigi Cherubini di Firenze e conseguendo il diploma di pianoforte complementare nel conservatorio Arrigo Boito di Parma.
S'è guadagnata la “stoccia” nutrendo le menti dei giovani con saperi letterari e filosofici, dapprima a Subiaco e poi nei licei della capitale, da quelli periferici (San Benedetto da Norcia) a quelli centrali (Giulio Cesare, Torquato Tasso). Non ci crederete, si sono abbeverati alla sua cattedra all'incirca quattromila alunni di scuole private, paritarie e statali.
Se c'è una cosa di cui si vanta è che non si è fatto mettere il basto mai da nessuno; se ce n'è una che lo preoccupa è essere preso sul serio.
Augura a se stesso di vivere quanto Saverio Bettinelli, del quale si disse che tanto visse da veder dimenticato ciò che scrisse, al lettore di non morire di noia.
Prosit.
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