| Un magnifico saggio di narrativa e una preziosa collana di poesie costituiscono l'ultima produzione letteraria di Menuccia Franchino, che, come per le precedenti, trova ispirazione nei “frammenti di memoria”, nel suo paesello degli anni sessanta, nei dolori e nelle piccole gioie di quell'epoca. I valori morali e gli ideali di cui si è nutrita sono la fonte inesauribile dalla quale l'artista riceve gli stimoli a tradurre in immagini i suoi sentimenti.
“Caro papà Geppetto...” narra la storia d'amore tra Caterina, adolescente alle prese con gli esami di maturità, e don Gaspare, giovane sacerdote da poco arrivato, troppo giovane, troppo bello e troppo ingenuo.
Tra i due giovani nasce, a poco a poco, un amore tenero, delicato, innocente, ma tormentato, che si sviluppa tumultuosamente, per divenire un inno all'amore, che si esprime attraverso sentimenti paralleli, ugualmente nobili e sublimi, ma terribilmente incompatibili tra loro, abilmente tratteggiati dalla penna dell'autrice, che, con sottile quanto attenta psicologia, fa emergere i tormenti amorosi che animano i conflitti interni dei protagonisti.
In tale contesto, il dramma quotidiano che vive don Gaspare, generato da due sentimenti ugualmente profondi e irrinunciabili, l'amore per Caterina e l'amore verso Dio, che è Amore e che sull'Amore ha creato il mondo, schiude il tema ad interrogativi inquietanti quanto sconvolgenti, che don Gaspare rivolge a Dio e che, nella straordinaria metafora costruita dall'artista, sono rivolti all'intera umanità.
“I frammenti di memoria”, come l'autrice ama definire i suoi ricordi vicini e lontani, riaffiorano nelle composizioni in versi che fanno da cornice al romanzo, ritmati con la stessa enfasi e pervasi dalla medesima, struggente malinconia.
Le stelle stanno a guardare indifferenti, sorde al dolore, alla solitudine, alla disperazione e al desiderio di risposte della poetessa. Non si lasciano sfiorare dai problemi, dai destini e dagli eventi dolorosi che non si possono impedire. Ed ecco, prepotenti i ricordi, le situazioni quotidiane, le figure familiari, la madre che vigila la culla, ninna i sogni, canta la vita, ma, anche se “il tempo assottiglia i ricordi, che sfuggono come sabbia tra le dita”, essi spesso attutiscono i dolori e gli affanni, e tornano alla memoria “bisbigli di vento, risate franche.....racconti, profumi, suoni, sogni...”. Si avverte la sensazione, a volte, che questi versi rispondano a un bisogno dell'artista di rivivere il proprio passato, in una rivisitazione di quadri di vita familiare, che, cristallizzati nel tempo, esprimono sentimenti di dolcezza, immagini piacevoli della sua infanzia, alle quali sono legati ricordi gelosamente custoditi nel suo cuore, che oggi intende immortalare affidandoli alla sua penna, impreziositi da uno stile delicato ma incisivo e coinvolgente.
(Gabriella Albano Manera)
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