| L’emozione di EUGENIO BENNATO: «Questo momento rappresenta, per me, un punto d’arrivo della mia carriera»
In mezzo alla gente, tra i vicoli del centro storico ad assistere allo svelamento delle stele poetiche della nuova edizione del “Federiciano”, c’è anche Eugenio Bennato. Ancora non è stata svelata la stele con il suo testo, e ai microfoni di Paese24.it racconta le suggestioni del momento, offrendo una testimonianza esclusiva.
«Provo un sentimento di grande felicità nel trovarmi in questo percorso di poesia, in un paese, bellissimo ed elegante, del Meridione. Questo posto dà un’immagine del Sud diversa, esattamente opposta a come viene rappresentato nell’immaginario collettivo. Che dire? Le ricchezze del Sud non smettono di stupirmi».
È emozionato il cantautore napoletano, che ha raggiunto il borgo medievale cosentino già nel pomeriggio, dove ha suonato e cantato alcuni brani alla Sala Ricevimenti Parsifal, per i poeti federiciani giunti da ogni regione d’Italia. Ha ascoltato le loro poesie, ha dialogato con loro.
«Esistono nella vita, nella carriera, delle soddisfazioni, dei momenti di grande intensità: fra poco toccherà a me, avere l’onore di vedermi rappresentato su una stele. Questo è un punto di arrivo, per me; anche se tutto ciò mi porta a pensare di scrivere cose nuove».
C’è energia nell’aria, nuovi versi parleranno dai muri del centro storico: dopo Alda Merini e Dacia Maraini; Lawrence Ferlinghetti, Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani e Manlio Sgalambro, quest’anno toccherà a poeti storici. Ai classici: Giacomo Leopardi con L’Infinito e Ugo Foscolo con Alla sera; ai Premi Nobel: Giosuè Carducci con Virgilio; ai poeti stranieri: Garcia Lorca con Le sei corde, lirica dedicata alla chitarra di Eugenio Bennato, che aprirà con la sua stele il filone del cantautorato.
Il corteo giunge, così, nella Piazza che riunisce idealmente i poeti del passato a quelli del nuovo millennio (ricordiamo che “Il Federiciano” si chiama così in onore di Federino II, primo ideatore di un movimento poetico in Italia - quello della Scuola Siciliana - che ha scelto questo luogo per i suoi soggiorni, edificando il maestoso castello). E, qui, è stata appena svelata anche la stele con il testo Brigante se more di Eugenio Bennato. Un testo che racconta la storia di questa terra di confine, tra la Calabria e la Basilicata.
«È una serata molto allegra e felice. C’è in giro, a piede libero, la follia dei poeti. Non solo la mia, ma di tutti quelli che hanno partecipato a questa manifestazione, a cominciare da chi l’ha concepita. Vedere Brigante se more, a “Piazza dei Poeti Federiciani”, accanto alla Strada del limone di Rocca Imperiale e dintorni, dà una sensazione di compiutezza. Tutto corrisponde: dal limone a Federico II, alla Rocca, alle pietre antiche che caratterizzano questi luoghi, lontani dalla volgarità della “cafon Valley”».
E prosegue: «Tutto il mondo avrebbe bisogno di manifestazioni così, per difendersi dai pericoli planetari della globalizzazione, che ci vuole, tutti, burattini, idioti incollati ai televisori… Alla fine, ciò che rimane sono i valori forti. La lettura di queste poesie rimane.
Chi scrive una poesia sta solo con se stesso, esprime un’umanità che vuole ragionare con la propria testa».
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