| L’estate della vita declina, altre stagioni avanzano… «D’Autunno» (Aletti ed., pp.182, 14 euro) è il nuovo romanzo di Tina Mazzella. L’autrice bresciana (nata a Ponza) dopo saggi d’impegno sul fronte della disabilità - come «Voci fuori campo» realizzato per la Commissione Pari opportunità del Comune di Brescia - propone ora un’interessante prova narrativa, un bell’intreccio di fantasia e autobiografia. La storia apre con un’Aurora: l’incoraggiante nome della Villa che accoglie vecchie signore ricche e sole. Un’oasi nel cuore della città: quiete e lusso ma sotto sotto tanta solitudine e l’ordinaria amara follia del declino, anche mentale.
Chiara, sola e sana, è là per scelta; pochi mobili e un gran bagaglio di ricordi: l’infanzia felice nell’assolata isola del sud, l’adolescenza viva e tesa, l’amore generoso di un marito che ama la musica, la natura e la moglie con cui condivide una dura croce… Il male, il dolore, il peso di un segreto… Tutto passato. Tutto presente nella mente della protagonista che dalla prigione dorata tenta evasioni: qualche gita con le anziane noiose dame, qualche fuga solitaria nella città che l’ha vista moglie benestante, madre sofferente. Chiara va dove la porta il suo cuore ferito, soprattutto per l’incurabile malattia del figlio con la vita ridotta a lenta agonia.
Eppure - al di là del «pazzo amore» materno, sopra la gabbia buia dei pensieri - il sole, i fiori sorridono sempre. A volte «gli Angeli scendono sulla terra». E certe «note magiche» - uscite da un violino, dal verde dei monti, dalla bellezza delle stelle - non si spengono mai. «D’Autunno» cadono le foglie delle illusioni, ma accade anche altro. Cose nuove, imprevedibili; e in ogni stagione può nascere un’Aurora.
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