| Meibi Nuar. Scatti e frammenti di parole astratte.
di Micol Graziano
Aletti Editore
Pag.89
Non aveva mai visto un angelo con le corna da diavolo.
(pag. 20)
Un racconto corale di vite metalliche ambientato in un Sud immaginario e scuro. È questo l’esordio letterario della romana Micol Graziano. In Meibi Nuar troviamo Dora, una cattiva ragazza che beve, fuma, tira di Coca, e ama far impazzire gli uomini. Dora è istinto. È vita vissuta a pieno in ogni sua sfaccettatura. Dora è “un angelo con le corna da diavolo”. Attorno a lei Ina, Pino, Irma, Tina, Dottore, Fosco, Nero, le cui esistenze frammentarie sono solo un mezzo per capire meglio la protagonista.
Lei è sola, basta a se stessa, questo è l’importante. Non si preoccupa di niente e di nessuno. Lei è così, prendere o lasciare. Serate in discoteca, storie di sesso “clandestino” un travagliato rapporto con la madre ed un diario – contenente per lo più preghiere e sapientemente spalmato nella trama – fanno da sfondo ad una vita squallida ed insoddisfacente, dal finale forse un po’ scontato.
Ad aprire e chiudere il racconto lo scambio di due colleghi giornalisti, stanchi, messi sotto stress da un ufficio stampa a caccia della messa in onda. L’intervista è preparata – come spesso accade – sulle prime pagine del romanzo e necessita già di essere gonfiata. E come se non bastasse “detto tra noi, non è manco una bella gnocca”, commenta uno dei redattori. Chiacchiere grevi dei colleghi, fra le più vere in una redazione.
Nuda realtà condita da finzione, in un linguaggio aspro e pungente. Convincente l’uso del dialetto che rende il romanzo ancora più tagliente e realistico.
(Angela Di Giacomantonio)
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