| Intervista a Cosimo Raviello, autore del libro "Il folle viaggio di Tobia" (Aletti Editore), a cura di Maria Falcone per "L'OCCHIO di Salerno e provincia"
"IL FOLLE VIAGGIO DI TOBIA", RIFLESSIONE IRONICA SUL MONDO
Cosimo Raviello, classe 1984, è l'autore de "Il folle viaggio di Tobia". Dopo gli studi di ragioneria, una laurea in Scienze dell'Educazione ed esperienze lavorative in ambito sociale con ragazzi diversamente abili, si è lanciato all'insegna della scrittura filosofica-ironica aprendo uno squarcio di riflessione nella realtà quotidiana.
Raviello - La passione per la scrittura è nata fin dalla preadolescenza. Il mio primo libro, un fantasy, risale su per giù a quando avevo 10 anni. Riposti i giochi da bambino, inventavo scenette immaginarie, non sapevo come dare libero sfogo alla mia fantasia e così iniziai a mettere nero su bianco e non mi sono più fermato. Scrivo perché mi sento di farlo, fa parte di me, ma anche per lasciare un'impronta di me.
Domanda - Quando, come e perché hai iniziato a scrivere questo libro?
Raviello - L'iter della nascita di questo libro è molto lungo. È iniziato contemporaneamente ad altri libri e ho sempre appuntato le domande esistenziali che nel corso della mia vita mi ponevo e le eventuali risposte che cercavo di darmi... poi successivamente negli anni è nata l'idea di farne un romanzo e circa 3-4 anni fa ho deciso di renderlo ironico.
Domanda - Quanto c'è di autobiografico e di reale in questo viaggio?
Raviello - Dunque, molte cose che accadono in questo libro sono trattate in maniera paradossale anche se accadute realmente. Tobia ha in comune con me "tutto & niente". Porsi domande e tentare di darmi delle risposte è una caratteristica che mi appartiene ma non in maniera così veloce ed inverosimile come accade a Tobia. Mentre il resto dei personaggi rappresentano delle tipologie di carattere prendendo spunto dalle persone che mi circondano ma nessuno riflette in pieno qualcuno.
Domanda - Parlami un po' del tuo stile e delle tue fonti di ispirazione/suggerimenti
Raviello - Il mio stile ironico ricalca molto Pirandello e soprattutto all'interno del libro viene ripreso un po' a larghe vedute il concetto di "Uno, nessuno e centomila", anche se poi, come si ben vedrà nel quinto capitolo, vi saranno delle concause che porteranno al superamento di questa teoria. Poi molto ho tratto da scrittori inglesi ed americani soprattutto nel loro modo di concepire l'humour, tra i quali Terry Pratchett e Bill Bryson. Per quanto riguarda i suggerimenti, molte persone a cui raccontavo di aver scritto questo saggio filosofico mi spronavano a renderlo ironico per mostrare le due grandi macrocategorie del mio carattere, ovvero l'introspezione e l'ironia.
Domanda - Cosa ti aspetti da questo primo romanzo?
Raviello - Allora, oltre al nobel per la letteratura, la nomina di senatore a vita per alti meriti culturali e, se riesco a diventar famoso in Inghilterra, il titolo di Sir (ride), spero di avere una visibilità tale da consentirmi di pubblicare un secondo libro.
Domanda - Cosa consigli agli scrittori in erba che si approcciano alla scrittura?
Raviello - Non mi sento all'altezza di dare consigli ma sicuramente mi sento di dire: leggete! Leggere tanto perché se non si legge non si scrive, sia per ispirazione che per imparare. E poi sicuramente direi: coraggio. Non arrendersi mai! Questa è una cosa che dico anche a me stesso che sono agli inizi.
Progetti futuri?
Raviello - Ho in cantiere qualche altro progetto mentre per quanto riguarda "il viaggio di Tobia" possiamo dire che si ferma qui, anche se nella vita tutto è possibile.
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