| Sono stati Annella Prisco, Maurizio Sibilio e Raffaele Messina, alla presenza dell’autore, e coadiuvati da letture di Mariarosaria Riccio, i relatori che alla Libreria Loffredo hanno illustrato il volume “Da questa parte, qualcosa”, pubblicato da Aletti Editore e sortito dalla fantasia creatrice di Gennaro Maria Giaccio.
Circa trecento pagine per questo suo ultimo romanzo, sostanzialmente psicologico ed introspettivo che, con parsimonia di azione, sciorina il mondo interiore di un docente di liceo appena uscito ufficialmente dal suo matrimonio, emotivamente diviso tra una nuova, felice relazione affettiva improvvisamente intrapresa, la definizione ultima di un caldo rapporto affettivo con una collega, l’angoscia di vedere la propria madre ridotta a delirante vegetale dal morbo di Alzheimer, l’irrisolto trauma infantile di un antico atto di adulterio di questa di cui fu testimone, e la profonda insoddisfazione critica nei confronti dell’attività didattica per come si è andata trasformando in questi nostri giorni più recenti e per come intesa e praticata dalla varia umanità che anima il suo istituto scolastico. Il tutto esposto in una modalità che intreccia il libero flusso di pensieri, rievocazioni mnemoniche, esiguo svolgimento di azione e visioni oniriche, ortograficamente abbracciando una maniera di scrivere che ripudia l’uso dei due punti e delle virgolette per introdurre e concludere il discorso diretto, preferendo l’ingiustificabile maniera di far succedere, ex abrupto, alla semplice virgola, l’inizio della frase con la lettera maiuscola. Ingiustificabile, si è scritto, giacché è certo pur vero che la lingua e la sua formulazione, orale o scritta, è soggetta, e deve essere soggetta, a continue trasformazioni nel tempo, ma tra queste trasformazioni vanno distinte quelle che la arricchiscono e quelle che la sviliscono, e, se la chiarezza è una virtù, sarebbe allora da preferire innovazioni come l’uso del punto interrogativo capovolto alla maniera spagnola, in apertura di una domanda, che sicuramente che agevolerebbe l’immediato riconoscimento, piuttosto che semplificazioni le quali, se snelliscono la grafia, al tempo stesso complicano la comprensione, soprattutto quando la citazione in forma diretta termina all’interno di una frase che poi continua.
Comunque il romanzo di un malessere esistenziale che nella costante analisi introspettiva del protagonista, lo scambio di idee con altri personaggi ed una temporanea evasione dal mondo contingente, troverà una sorta di catarsi. Ordinarie difficoltà moderne di uno spirito colto e sensibile tra le quali lumeggia un messaggio di fiducia.
Sul "Roma", recensione del libro "Da questa parte, qualcosa" (Aletti Editore) di Gennaro Maria Guaccio, a cura di Rosario Ruggiero - venerdì 24 maggio 2013
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