| Giuseppe Cappello intitola Scuola questa silloge di poesie, di cui alcune sono tradotte anche in inglese. Il titolo non è scelto a caso ma molto esplicativo. Cappello è un insegnante e la scuola rappresenta il suo mondo, il suo tessuto sociale. Attraverso di essa e grazie alla prospettiva che essa gli permette di avere, l’autore osserva lo scorrere della vita, il susseguirsi dei cambiamenti, delle contraddittorietà e delle similitudini che avvengono sempre in modo diverso. Egli è sulla cattedra e l’angolazione è privilegiata per alcuni “scatti”, un po’ esterna per altri. Noi insieme al Nostro passiamo sotto la porta della classe ed entriamo in questa “fotografia” umana e poetica. Una poetica brillante e di dotte e ricche immagini, ci riconduce attraverso entusiasmi vissuti a nostra volta proprio tra i banchi di scuola, ricordi che non mancano di tornare alla mente anche dopo molto tempo. Ecco allora gli scambi di sguardi, i sorrisi complici, le paure sottomesse, i “brusii furtivi dell’amicizia”, tornano ad echeggiare nelle nostre orecchie. Attraverso i versi è facile ascoltare “un’orchestra sinfonica” i cui strumenti vanno accordandosi per i corridoi e si esibiscono nelle aule, con il respiro e il vociare o lo sfogliare dei registri e il muovere delle sedie. “La geometria inorganica del silenzio” è felicemente rotta, sotto “il sole - che - è un concetto condiviso”, “da violini, clarini, contrabbassi, viole e anche un tamburo”; il tutto si sveglia al primo raggio mattutino. “Gli occhi si scambiano parole” dice l’autore e quasi ci sospinge a mantenere il silenzio, così da non turbare i flussi giovanili e irrequieti che vibrano nelle aule scolastiche. “Suona la ricreazione e si sciolgono i ranghi” ma l’autore non smette di osservare, anzi ancora di più si mette a fotografare e attento vede”un continuo prendersi e riprendersi” e sta li a penetrare “nell’iride dei ragazzi lo specchio della secrezione”. Gli occhi del lettore scorrono rapiti tra i versi e quasi divengono essi stessi alunni tra i banchi. Con l’eleganza delle parole Giuseppe Cappello si racconta nelle sue giornate E anche oggi la tela è tessuta / stanco ritorno / Ma pago. Al termine di questo breve viaggio poetico siamo sazi di vibrazioni e i sussulti di anime vagabonde tra le mura di una “Scuola” che è l’inizio della vita.
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