| Un debutto circondato da curiosità. Nel panorama sempre affollato della narrativa da qualche giorno compare “L’altra metà del cuore”, il romanzo di Amelia Pollice (Aletti Editore), imprenditrice napoletana, laureata in Giurisprudenza, appassionata di criminologia e soprattutto animalista convinta. Ma in questo libro le sue passioni poco rilevano: “L’altra metà del cuore” è infatti un affresco storico, che abbraccia tre generazioni, che parte dalla Sicilia e finisce in Sicilia. Sullo sfondo il dramma dell’emigrazione, quella disperata di inizio secolo, quando frotte di meridionali si imbarcavano alla volta dell’America. Un salto nel buio, fatto di rinunce, di umiliazioni, di sacrifici. E di tanto in tanto di straordinari successi, di smisurate fortune, dovute al caso e molto spesso alle capacità personali.
È proprio questa la storia di Vito Salina, il personaggio attorno al quale si snoda la vicenda, l’orfanello che smarrito lascia la terra natia in compagnia degli amici del padre, anche loro in cerca di fortuna. E che per un incredibile gioco del destino diventa il titolare di una affermata impresa immobiliare, la più importante di New York, che lo rende miliardario scacciando i fantasmi della sua grama adolescenza. E c’è posto anche per ritagliare accorate descrizioni del ritorno alle origini, al vicolo dell’infanzia. Attorno a Vito girano altri protagonisti, descritti con acume e che rendono il racconto denso di ritmo e persino trapuntato di suspence. Il prode Gennarino, avanguardista sulla via della scoperta dell’America, è un personaggio che solo accidentalmente acquista la qualifica di comprimario, che in realtà informa, con la sua allegria e il suo genuino carattere napoletano, tutto il racconto.
Quel che sorprende di Amelia Pollice è soprattutto la tecnica narrativa originale, che si snoda attraverso tanti capitoletti che si inseguono in un ingranaggio avvincente. La storia di Vito è costellata di successi, ma anche di lutti e di dolori. E la saga della sua famiglia si conclude con la storia nella storia, quella di Rosa, la bimba rifiutata che suggella la narrazione con un effetto trilling inatteso.
[Articolo del quotidiano "Il Mattino", del 24.4.13]
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