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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Incontro con BANANA YOSHIMOTO

di Rivista Orizzonti

Il tempo che niente può fermare non scorre soltanto per piangere sulle cose perdute ma anche per ottenere un’infinità di momenti bellissimi, uno dopo l’altro.



(Articolo di Lucia Scodellaro)


“Il corpo sa tutto”, l’ultimo libro di Banana Yoshimoto. 13 racconti, perle di saggezza che raccontano vita, parlano di esperienze, fanno rivivere emozioni.
Una insolita e curiosa struttura “all’inverso”. Un inizio doloroso, storie di sofferenza, traumi insuperati e ricordi che tendono ad ostacolare la guarigione per paura di nuovi dolori, ma si intravedono squarci di speranza ed è allora che ci si avvia alla guarigione attraverso un percorso che dalla mente si sposta al corpo, perché “pensare troppo, concentrarsi solo sulla mente, non è la soluzione giusta”.
Banana Yoshimoto si è presentata al mondo appena 24enne con “Kitchen”, romanzo oramai “cult” della letteratura giapponese e non solo, ed è subito diventata un caso letterario. Conosciuta e letta in tutto il mondo è oramai considerata un’autrice di best seller per la freschezza e la spontaneità dei suoi testi.
Da quel lontano 1991, Banana, che deve questo pseudonimo alla sua passione per i fiori rossi del Bijinsho (o Red Banana Flower), ci allieta ogni anno con la pubblicazione di nuovi capolavori: N. P. Tsugumi, Lucertola, Honeymoon, H/H, Arcobaleno, Presagio triste…
Vincitrice del Premio Maschera 1999, la scrittrice giapponese è stata di recente a Roma, ospite del Festival delle Letterature.


Domanda – Ogni tuo personaggio ha una vita, un lavoro, un passato e una storia diversi dall’altro. Bisogna indubbiamente ringraziare la tua bravura e fantasia, ma neanche uno ha riferimenti al tuo mondo, ai tuoi amici, alla tua realtà?

Banana Yoshimoto – Le storie che ascolto dalle persone intorno a me sembrano cambiare la loro forma e prendere vita nei miei racconti. Non ho mai usato qualcuno in particolare come modello per i miei romanzi, solo la storia così com’è. Comunque ascoltare storie da persone, per me, è sempre molto stimolante.
Tutti quei piccoli miracoli che, quotidianamente, le persone fanno nella loro vita mi interessano moltissimo. Ora sto facendo una ricerca sulle persone che hanno superato malattie incurabili. Mi meraviglio ogni giorno a scoprire quanto siano grandi le nostre potenzialità.

Domanda- Chi è stato il primo “estraneo” a dirti che eri brava a scrivere?

Banana Yoshimoto – Una delle miei migliori amiche di infanzia. All’età di 15 anni, le feci leggere il mio romanzo e lei pianse. Mi diede grande fiducia.

Domanda – Tra i tuoi libri qual è quello che consideri il più riuscito? Quello che al meglio esprime ciò che ti eri proposta nello scrivere? E quale quello che preferisci?

Banana Yoshimoto – Secondo me il più ben fatto è un breve racconto chiamato “Dead End no Omoide” (A memory of the dead end)” che non è ancora stato tradotto nelle altre lingue.
Questa è la prima storia che sentii mi soddisfacesse davvero. Potetti scriverlo nel modo che volli, perché lo stress era poco.
Un altro che anche mi piace è chiamato “Hinagiku no Jinsei” (Vita di Hinagiku), anche questo non ancora tradotto. Non può essere considerato un grande lavoro, ma mi piace perché in qualche modo lo trovo molto sensuale, anche per la tranquillità che il protagonista ha nel suo mondo interiore.

Domanda – Pensi che ogni tuo libro sia concluso, un mondo a sé stante, o che tutti insieme rappresentino un percorso continuativo?

Banana Yoshimoto – Io ho la sensazione che se mettessi insieme tutti i miei libri loro potrebbero formare una grande e unica storia.

Domanda – Tratti temi tristi e oscuri (come la morte, la solitudine, il soprannaturale) facendoli vivere con estrema leggerezza e tranquillità. È sempre stato così per te? Hai sempre avuto questa visione? Credi sia questo il motivo per cui sei subito diventata bestsellerista, nonché molto amata tra i giovani?

Banana Yoshimoto – Sì, sempre è stato così (risata)! Questa è la mia caratteristica. Rappresentare qualcosa di invisibile come emozioni, tempo, fenomeni soprannaturali… questo è il mio stile. E penso che i miei romanzi possano essere un bon aiuto per le persone giovani che sono particolarmente sensibili e delicate.

Domanda – In “Sly” racconti di un viaggio in Egitto tra amici inseparabili come probabile ultima occasione per stare insieme, prima che la morte li separi. Com’è il tuo rapporto con l’amicizia? Credi che una persona possa volerti bene senza secondi fini?

Banana Yoshimoto – Ho molti amici che difficilmente riesco ad incontrare di persona, ma con cui mi sento in sintonia. E loro sono la gioia e il tesoro più grande della mia vita.

Domanda – “Kitchen” è il romanzo che ti ha fatto conoscere in tutto il mondo. La cucina come posto sicuro per ripararsi da una difficile e sofferta realtà. Perché la cucina? Come emblema del focolaio domestico?

Banana Yoshimoto – La cucina è un luogo caldo dove riunirsi per poter stare insieme in famiglia. Comunque, le persone nella storia non hanno a lungo una propria famiglia. Ecco perché la cucina diviene per loro un luogo dove scaldarsi quietamente l’un l’altro come una sorta di famiglia “sostitutiva”.

Domanda – Il rapporto che hai con il cibo è di necessità o piacere? Cosa pensi della cucina italiana?

Banana Yoshimoto – Adoro la cucina napoletana. Quando visitai Napoli, mangiai pizza e pasta ogni giorno. Anche il vino è magnifico!

Domanda – “Arcobaleno” racchiude un po’ tutti i temi ai quali ci hai abituati nei tuoi libri. Un capolavoro che racchiude tutta la tua bravura?

Banana Yoshimoto – Non necessariamente. È giusto un piccolo racconto, molto tranquillo, che il potere del luogo (Tahiti) fece sì che io scrivessi.

Domanda – Stai lavorando a qualcosa in questo periodo? Progetti per il futuro?

Banana Yoshimoto – Ora sto scrivendo un romanzo su Okinawa.

Domanda – Come vivono allo stesso tavolo un grande saggista, una famosa fumettista ed una eccellente scrittrice?

Banana Yoshimoto – Quando siamo insieme e ci riuniamo come una famiglia, siamo semplicemente genitori e figli. Guardiamo insieme la tv, ridiamo, non mostriamo mai le nostre facce professionali.

Domanda – Hai due tatuaggi. Uno di banana, da cui anche il tuo soprannome per la tua risaputa passione per i fiori di banana, e l’altro di Obake-no-Q-taro- Come mai questa scelta?

Banana Yoshimoto – Feci il tatuaggio di banana con la determinazione che sarei stata scrittrice per tutta la mia vita.
Obake-no-Q-taro è il titolo (e il personaggio) del cartone dello stesso autore di Doraemon. In memoria della sua morte, feci questo tatuaggio considerandolo come un obiettivo per il resto della mia vita.

Domanda – Come è cambiata la tua vita da quell’agosto del 2000 quando ti sei sposata? Carriera e famiglia senza problemi? E la maternità?

Banana Yoshimoto – Ogni giorno passa come un piccolo temporale. La mia vita matrimoniale è molto tranquilla e senza dubbio meravigliosa. Ma il bimbo lo è ancora di più! È come un miracolo!

Domanda – Cosa fai abitualmente nel tuo tempo libero? Hai più volte detto che ami Dario Argento, quindi ti piace il cinema? Prima o poi tenterai con il cinema o continueremo soltanto a leggerti?

Banana Yoshimoto – Ora ho davvero poco tempo libero. Così ne faccio tesoro e lo spendo senza far nulla, rilassandomi. Amo il cinema, ma ora posso soltanto guardare Dvd, anche perché accudire il mio bambino per ora è la mia priorità.
Un film che mi è piaciuto recentemente è “Cha-no-aji” (La tazza di tè) diretto da Katsuhito Ishii che ha partecipato al Festival di Cannes.
Non ho in programma di scrivere un film, ma potrebbe essere possibile per me partecipare in futuro scrivendone i dialoghi.

Domanda – Se potessi tornare indietro nella tua vita, cambieresti qualcosa? Faresti qualcosa che non hai fatto? O che hai fatto ma non volevi?

Banana Yoshimoto – Mi piacerebbe correggere ognuna delle mie azioni fatte controvoglia; come ad esempio le cose dette, le cose fatte o i luoghi dove andai contro la mia volontà.
Ora a questa età realizzo che questo è il più grande peccato che noi possiamo fare: andare contro il nostro cuore.



Disponibilità, vitalità, genio e creatività. Un cocktail di qualità che ci farà aspettare con impazienza il suo prossimo lavoro…


(Articolo di Lucia Scodellaro, pubblicato su Orizzonti n. 26, apr.lug. 2005)


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