| Hoppipolla
Saltiamo su pozzanghere
Di un’infanzia passata
Schizzandoci con ricordi
E bagnando di nostalgia
I nostri abiti adulti…
Rincorriamo col fiatone
Nastri di cappelli ormai troppo piccoli,
Estati lontane come il sole
Che un tempo riuscivamo a toccare con un dito
Sdraiati nel dorato campo dell’ingenuità
La poesia di oggi è di Alice Rugai. Alice ha già pubblicato con Aletti Editore il suo primo libro, che si chiama «Romanticite», ma ha appena vent’anni perciò anche a lei può servire un po’ di laboratorio, perché la sua poesia in realtà deve crescere ancora. E’ bello vedere presto una prima pubblicazione, ma poi è importante anche lasciare che il tempo cresca la nostra scrittura fino a una nuova fase. E’ importante darle il tempo di maturare. Perciò Alice io credo che sarà fondamentale per te arrivare a un altro libro con calma, con una maturità nuova, aspettando anche 4 o 5 anni per pubblicarlo, lasciando evolvere la tua poesia. La cosa bella della poesia di Alice è la sua freschezza nelle immagini e nel tono, ma c’è in lei qualcosa di adolescente che ora è ancora legato alla forma, e che invece dovrebbe diventare una tensione allo stupore in una forma più consapevole. Non mi pronuncio sul curioso titolo di questa poesia e passo al primo verso. E’ incredibile come una parolina possa cambiare le cose, eppure “saltiamo su pozzanghere” è più adolescenziale e poetico di saltiamo nelle pozzanghere, più realistico, quotidiano e capace di farci vedere la scena, secondo me più bello. Nel verso seguente mi hai ingannata. Ti ho scritto che passata è superfluo, ma poi mi sono accorta che è piuttosto ambiguo, l’ambiguità è data dalle lettere maiuscole ad inizio verso. Perché le usi, compromettendo il senso e la punteggiatura? Non sarà che hai l’idea preconcetta che siano poetiche? Attenta Alice, se leggi i poeti del 900 e i contemporanei vedrai che non si usano più e non sono necessarie, anzi spesso sono una posa molto ingenua. In questo caso non mettendo un punto passata non è tautologico ma è un verbo che ha senso, intendevi “Un’infanzia passata/ a schizzarci di ricordi” non l’ho scritto ricordando male il tuo verso, l’ho scritto per farti vedere come sarebbe più forte questa immagine se usassi un infinito al posto di un gerundio.
Spesso siete affascinati dal gerundio, è un verbo in effetti molto amato dall’adolescenza, è il verbo del presente che si ripete. Eppure tanto più forte con la stessa idea è l’infinito, o più deciso l’indicativo presente, più malinconico l’imperfetto. La nostalgia è una cosa indicibile, non si può nominarla bisogna farla sentire, e bastava ascoltare un po’ di più quel verbo per far sentire la nostalgia, bastava usare il passato. Prova a leggerla così, cambia così poco eppure cambia tanto.
Saltiamo nelle pozzanghere
un’infanzia passata
a schizzarci di ricordi
abbiamo bagnato i nostri abiti adulti.
Mi piacciono molto i versi seguenti, la tua freschezza brilla qui… Usi il verbo giusto e belle immagini.
Rincorriamo col fiatone
nastri di cappelli ormai troppo piccoli,
estati lontane come il sole
Attenta però negli due versi…. rendili più diretti, meno artificiosamente poetici, saranno più forti.
qual’è il soggetto? i nastri, le estati?
riuscivamo a toccarle con un dito (Ecco come renderlo già più diretto)
sdraiati nel campo dell’ingenuità. (E’ bastato togliere quell’aggettivo pesante e anticipato, perché si veda quanto è bella questa tua immagine)
Continua a scrivere Alice perché hai talento, ma leggi tanti autori e conserva la tua freschezza diventando anche severa con te stessa, ascoltando fino in fondo le potenzialità delle parole senza accontentarti di quella che ti suona più “romantica”, sia nel senso dell’uso comune che in quello del termine letterario.
Articolo pubblicato sul giornale “Glamour” nella rubrica “Il laboratorio di poesia on line: trentesima puntata”
Link diretto: http://hounlibrointesta.glamour.it/2013/03/23/il-laboratorio-di-poesia-on-line-trentesima-puntata/
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