| “Fuggo da me stesso,/ per andare lontano,/ volo via,/ ma non parto, sono fermo./ Il mio corpo immoto, non ha inerzia./ Volo via e resto ancora,/ ancora qui, ancorato a te,/ a me”. In questi pochi versi, Vincenzo Calì “dipinge” il suo stato d’animo e lo fa con lo sguardo attento di chi osserva la realtà circostante, ma anche e soprattutto la propria interiorità in cui si alternano stati d’animo diversi come dimostra il titolo emblematico dato alla sua ultima silloge poetica dal titolo “Intro” (Aletti Editore). Questa pubblicazione segue la raccolta “Vincikalos” in cui, come spiega il dott. Franco D’Angelo nella prefazione, «sono raccolti i versi di un animo rivolto alla continua ricerca del bello interiore, un bello ideale, presumibilmente platonico, indispensabile per contrastare e vincere le difficoltà della vita, dell’amore, amaramente denunciate nei suoi versi». L’autore, nato a Milazzo, coltiva da sempre questa sua passione per la poesia ed è vincitore del Premio “M. t. Bignelli” per la Poesia d’Amore, XXI edizione del Concorso “Garcia Lorca" 2010/2011. Inoltre ha pubblicato in diverse antologie come “Il Federiciano”, “Luoghi di Parole” e l’antologia poetica del Premio “Mario Luzi” 2012. I versi esprimono con grande semplicità l’io complesso dell’autore, messo in evidenza attraverso un’analisi attenta e al tempo stesso critica di Vincenzo Calì che libera la sua essenza attraverso l’introspezione della sua anima. «Non v’è – precisa il giornalista e web content editor, Giampaolo Scaglione nella prefazione di “Intro” – alcun intento celebrativo di questo o di quell’aspetto dell’esistenza, ed è questo il segreto della bellezza di Calì che ha saputo comporre, in questa nuova silloge, un nuovo tratto del suo personale cammino, senza mai allontanarsi dal rigore di “Vincikalos” ma con la volontà di scrivere un capitolo nuovo della propria storia. Leggerla è senz’altro un utile esercizio di concretezza e di stile. Da grande osservatore del reale, il poeta guarda dentro e fuori di sé, senza filtro alcuno che non sia quello del disincanto, che è poi il miglior metodo per descrivere e circoscrivere la realtà». Una poesia che esprime l’umano sentimento in ogni sua forma, insieme con lo stupore nei confronti di quanto avvolge e condensa quell’infinito che è espressione di tenerezza di riappacificazione per un cuore trepidante, che non nasconde la paura e lo sgomento di fronte al mistero dell’esistenza.
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