| «Sarò breve!...» Si dice sempre così… Fosse vero! Ma è pura, graziosa menzogna. Qui ognuno, dal primo all’ultimo, si sente sotto i piedi una pedana da protagonista, da principe oratore. Abbiamo nel sangue, noi italica gente, il seme antico e indistruttibile del dibattimento, della contesa, della questione, della zuffa verbale infinita.
Per questo si fu guelfi e ghibellini, rossi e neri, romanisti e laziali, solo per il piacere, ma che dico, la lascivia, l’orgasmo della discussione. Discussione sì, ma, beninteso, ognuno da protagonista! Tutti devono starci a sentire, fino in fondo. Abbiamo troppe cose da raccontare, e non ci sfiora mai, mai, dico mai!, il sospetto che i nostri fatti non possano e non debbano interessare nessuno. Macché!
Gentuccia modesta e insospettabile, omini e donnette di poco conto, gregari oscuri e trascurati di questa nostra cialtrona civiltà, pure provatevi a rivolger loro una domanda, un’informazione, un sorriso di condiscendenza… imprudenti! Non vi lasceranno più uscire dalle loro inestricabili trappole verbali! Vi racconteranno fatti e misfatti, la storia della loro vita, le disavventure, le malattie, nascite e morti, antefatti, orge di qualunquismi e invettive morali. Non importa chi siate: perfetti sconosciuti che non incontreranno mai più una volta che avranno staccato i loro artigli implacabili e vi avranno lasciati esausti a chiedervi smarriti: volevo solo sapere se è già passato l’autobus!
Non ci sono categorie predisposte alla concione infinita. Siamo tutti avvocatoni e primattori di una storia infinita che ci urge, ci scappa di raccontare. Nelle nostre vene, dal grande scienziato all’ultimo scemo del villaggio, scorre il sangue di un primo ministro e dell’allenatore della nazionale di calcio!
Del resto basta accendere la radio o la tele: alluvioni di interventi prolissi e circostanziati della cosiddetta «gente comune». Moderatori di turno sono dati in pasto alle belve che non vedono l’ora di dirla tutta. «La prego, sia breve e conciso». Conciso? Non sappiamo nemmeno che voglia dire.
«Sarò breve…» e il bravo cittadino si inoltra in premesse, antefatti, rievocazioni, considerazioni e digressioni fino a che non gli si strappa fisicamente il microfono dalle grinfie.
Narcisismo? Protagonismo maniacale o semplicemente furiosa logorrea? Chi lo sa? Forse è solo antico, umanissimo rimedio per temperare o nascondere angosce e paure, mortificazioni e solitudini. Parlo, quindi sono. Le battaglie e le dispute verbali sono la storia di questo paese: dai fatidici balconi, dalle nobili terrazze, dai palchi d’onore; ma anche dai tavolini del bar, dalle panche dei giardinetti o semplicemente per strada, da sempre ci affolliamo a dir la nostra su come va il mondo e come dovrebbe andare: abbiamo ogni giorno da rifar l’Italia. Cambiali? Malattie? Corna? A suo tempo, ma adesso, pro o contro, bianchi o neri, lasciateci dire! Saremo brevi….
(Articolo di Luigi M. Bruno)
(Dalla rivista Orizzonti n.41)
La rivista si trova qui: http://www.rivistaorizzonti.net/puntivendita.htm
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