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Info sull'Opera
Autrice:
Rivista Orizzonti
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

La raffinata divulgazione di MARIO ALBERGHINA, sospeso tra la Sicilia, la scienza e la letteratura

di Rivista Orizzonti

«Il rigore storico e la veridicità di ciò che scrivo rimane importante in tutta l’architettura delle mie opere».



La Sicilia, scrigno di tesori unici al mondo, non soltanto artistici, storici, turistici, architettonici, paesaggistici, ma anche naturalistici, geologici, botanici, scientifici e con una importante tradizione sanitaria. Svelarne anche questi misteri, la vera storia, il «come sono andate realmente le cose»: sembra essere questo l’obiettivo delle opere di Mario Alberghina, apprezzato docente universitario di Chimica e propedeutica biochimica all’Università di Catania, dove è presidente del corso di laurea in Odontoiatria, e scrittore impegnato su un fronte forse dimenticato per troppi anni. Classe 1944, figura da gentiluomo inglese legato dallo stesso incrollabile amore tanto ai suoi libri quanto al suo laboratorio, ennese di origine, Mario Alberghina confessa a Orizzonti che l’amore per la letteratura, per molti decenni però, è stato come la tessera di un bancomat, lasciata inattiva. Poi, la riscoperta del fascino letterario, dopo una vita dedicata alla scienza e all’insegnamento.
«È successo in Italia con alcuni scrittori come Primo Levi o Leonardo Sinisgalli, anche se è una forma più diffusa nel mondo anglosassone, quella di scienziati che si applicano anche alla letteratura. Sarebbe il caso di parlare di opere letterarie che sconfinano nella scienza». Noi aggiungiamo il grande Isaac Asimov, padre della fantascienza moderna, di origine russa e docente di biochimica negli Stati Uniti e scrittore per passione, abituato a viaggiare nei sistemi solari e fra le stelle, lasciandoci l’avvincente eredità della sua «Fondazione» negli Imperi stellari.
«Ai tempi del liceo classico - continua il professor Alberghina - i miei autori preferiti erano Gogol, Dostoèvskij e altri classici che ci scambiavamo con insegnanti e compagni». Poi, gli studi scientifici, le pubblicazioni universitarie e le collaborazioni prestigiose già a partire dagli anni 70 con il Laboratory of Veterinary Biochemistry, University of Utrecht; con l’Institute of Neurobiology, University of Goteborg; all’IBRDD, Staten Island, New York, USA; al Marine Biological Laboratory (Visiting Associate) di Woods Hole, MA, USA. È stato inoltre «Invited Visiting Professor» presso la Polish Academy of Sciences, Warsaw. Ha organizzato due Corsi C.I.B. sulle Biotecnologie, Catania, ed il 41° International Congress of the Italian Society of Biochemistry. È stato membro del Comitato scientifico del 48° Congresso della Società Italiana di Biochimica (SIB), Ferrara. È solo la punta dell’iceberg di una carriera impeccabile, che oggi attira la nostra attenzione anche su un altro aspetto di Alberghina: quella divulgazione di stampo letterario nel mondo della scienza, che si è tradotta in questi anni in una decina di eleganti pubblicazioni (sette libri-saggio, come ama definirli lo stesso Autore), sulla storia della medicina e della scienza siciliana in particolare dell’Ottocento.
Così dal primo libro, un saggio-racconto su Una famiglia di Accademici lunga centoventi anni (Maimone Editore, Catania, 1998), nato dall’esigenza di raccontare i «padri della Patria» ovvero i suoi maestri scientifici, si arriva ad oggi, con La locanda di fronte al mare (A&B Editrice, Acireale, Roma, novembre 2011). Nel mezzo, pubblicazioni interessanti ed eleganti tutte edite da Maimone che vanno da “Il corallo rosso e il gelsomino, saggio breve sulla scienza, l’università e l’aristocrazia nell’Ottocento catanese dei Borbone” (1999) a “D’argento le orme degli aironi, avventure e disavventure di un barone borbonico e di un medico fisico, professore all’Università, seguite dalla dimostrazione” (2000); da “I chierici vaganti di Gauss, cronica di viaggi i più interessanti a farsi nella Sicilia ferdinandea per esercitarvi le scienze” (2002) a “Medici e Medicina a Catania, dal Quattrocento ai primi del Novecento”(2001), Premio nazionale “Massimo Piccinini” dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria - Roma; fino a “I cofanetti di M. Charrière, altra maniera di leggere il progresso delle scienze medico-chirurgiche nella Sicilia del secolo XIX”, (2004) e al volume curato da Alberghina su “L’Accademia Gioenia, 180 anni di cultura scientifica (1824-2004). Protagonisti, luoghi e vicende di un circolo di dotti” (2005), volume celebrativo per il 180° anniversario dalla fondazione dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania.

Domanda - Professor Alberghina, qual è il messaggio culturale che continua a lanciare?

Alberghina- «Inizialmente la voglia di divulgare l’attività dei miei maestri, a ritroso nel tempo, anche se la biochimica è comunque una scienza giovane, nata solo cento anni fa. Il soggetto rimane sempre la scienza siciliana, ma colta nel suo aspetto umano, fatta cioè da questi illustri personaggi. Il resto è venuto fuori come ricerca di cultura scientifica, dentro i fatti storici. Il primo volume, ad esempio, dedicato alla famiglia di scienziati Clementi, è nato dal ritrovamento di una cartolina in un libro in tedesco di Antonino Clementi, appunto, fisiologo e biochimico, indirizzata alla sorella e che ne svela alcuni aspetti umani. Clementi, figura burbera, severa, che si svelava in altri aspetti, nelle sue vicende umane. Poi ho approfondito anche la figura del padre, Gesualdo Clementi, famoso chirurgo. Questa stessa stanza universitaria in cui parliamo mi svela i personaggi. È come se avessi ereditato, assieme alla stanza, anche i loro fantasmi».

Mario Alberghina rivela che, a parte l’aver lottato con una fantasia per correttezza culturale imbrigliata nella verità storica, probabilmente il suo sforzo in questi anni e in questi lavori è stato anche quello di rendere più appetibile una materia forse un po’ fredda come la scienza, in generale. Da qui i libri-saggi presto pronti a trasformarsi in racconti e romanzi affascinanti. Come il racconto del Grand Tour che colleghi di Alberghina, secoli prima di lui, hanno fatto, nel ‘700 e nell’800, scendendo in Sicilia per leggere la terra dell’Etna, i fossili, le conchiglie delle Madonie, i minerali, per confermare le loro idee. E dunque la denuncia di Alberghina: la vera e propria rapina di materiali scientifici che oggi magari si trovano al British Museum e in altri prestigiosi musei del mondo e che sono stati letteralmente sottratti alla nostra Isola. «Certo oggi sono stati fatti passi enormi - continua lo scrittore - e la Sicilia ha ormai una connotazione e omologazione europee».

Domanda- Ha citato Sinisgalli, ingegnere e poeta. Crede in una sua futura raccolta di versi?

Alberghina- «Le uniche poesie che ho scritto sono all’inizio dei miei lavori in prosa, ma non credo in una futura raccolta di versi. La poesia è un tormento. Le poesie introduttive le considero come un mio marchio personale e basta».

Domanda- Ci sarà, prima o poi, un suo libro di ambientazione moderna?

Alberghina- «Non credo. La mia è una debolezza storica. Ho letto, studiato e consultato centinaia di volumi solo per poter comporre il mio ultimo lavoro, un libro sulla cultura scientifica in Sicilia nel ‘500. Sono puntiglioso, perché proprio di formazione scientifica. Il rigore storico e la veridicità di ciò che scrivo rimane importante in tutta l’architettura delle mie opere».

E allora è coi suoi versi che vogliamo concludere, poiché crediamo che già solo la voglia di divulgare il proprio mondo renda, quest’uomo, un nobile poeta: “Nell’isola archè sulla bocca di tutti / colorata di rosso dolce che stordisce / come il fiore di melograno di maggio… / io disegno un passo di danza sull’altopiano, / l’arabesque penchée della mia esistenza. / Alveo assetato di fluenti misteri, / mi sento povero d’acqua e ricco d’armonie”.


(Articolo di Antonio Iacona, pubblicato su Orizzonti n. 41)
La rivista si trova qui: http://www.rivistaorizzonti.net/puntivendita.htm


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