| Nell’ammirare un quadro può succedere che la cornice appaia più bella del quadro stesso. Nel nostro caso, risulta chiaramente che l’artista abbia proprio voluto ottenere questo effetto. Un libro nel libro. Forse per questo Andrea Iannamorelli ha intitolato la sua opera “Il Libro”. Perché un libro è sempre “il libro”. Delle 234 pagine, un terzo (83) forma la cornice e i due terzi il quadro. Non una casualità, quindi. Ma un calcolo. Una scelta, che emerge fin dal titolo del primo capitolo (la cornice): “Precedenza al futuro”. Iannamorelli, infatti, non sembra voler dare eccessiva importanza al suo passato, alla sua vita di politico impegnato nella Democrazia Cristiana e nel Partito Popolare, che descrive a lungo in tutti gli aspetti positivi e negativi, ma guardare al futuro. In particolare all’impegno politico di uno dei due suoi figli, che ne diventa così la metafora. Di qui, l’esergo: “…L’unica cosa che non può essere ereditata né lucrata è la memoria; la memoria è tramandata ed è affidata, per gli eventuali effetti positivi o negativi che può generare, alla libertà e quindi alla volontà di chi ne raccoglie i contenuti”.
Si capisce allora la motivazione del “libro”: la volontà d’un padre di passare il testimone, lasciare al figlio la propria esperienza esistenziale. Forse anche quella di rispondere, dopo anni, al rimprovero del figlio-bambino che scriveva sul tema nella scuola elementare: “Io e il mio papà non abbiamo rapporti molto stretti, perché lui a casa ci sta solo per dormire”.
Il racconto dell’impegno politico e civile di Andrea Iannamorelli scorre come una confessione sincera, senza riserve mentali, senza nascondere amarezze e delusioni: da consigliere al Comune di Sulmona a segretario provinciale della Democrazia Cristiana all’Aquila, da preside di scuola a presidente dell’Unità Sanitaria Locale. Un impegno da “cattolico militante”, dal momento che il “Cattolicesimo” tende a cementare la sua azione politica. E’ il Cattolicesimo del Concilio Vaticano II che nella “Gaudium et Spes” afferma: “I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune; mai però è lecito anteporre il proprio interesse al bene comune”.
Purtroppo, il passaggio dalle parole ai fatti, si dimostra carente o inesistente. Allora, con le lotte tra Nataliani e Gaspariani, le faide e le clientele tra correnti. Oggi, con i latrocini, le ruberie, la corruzione dei vari esponenti politici cattolici e non. La politica, preda di arrivisti e approfittatori da galera, come si viene a sapere ogni giorno. Sono scomparsi, a livello nazionale, i politici alla De Gasperi o Aldo Moro, alla Zaccagnini o Berlinguer. Od anche, ricorda Iannamorelli, alla Fabiani o Bolino nell’Aquilano.
Andrea Iannamorelli sembra rimpiangere l’epoca e le personalità politiche di allora. Perché è prevalsa la politica del consociativismo e dell’inciucio, dell’interesse privato e del populismo. Fino alla politica nazionale, rappresentata tra la fine del ‘900 e l’inizio del 2000, da un personaggio, moralmente e politicamente discutibile, come Silvio Berlusconi.
Cosa resta? L’amicizia tra Nike Weston e Gabriele Verità, che nella cornice fa da sfondo al quadro. Un dialogo vivo, spontaneo, tra vecchi amici che si ritrovano e ricollegano i fili d’una storia che vale la pena di scrivere, alla luce della frase conclusiva di Franco Marini nell’ultima lettera immaginaria: “Un libro da regalare a tutti quelli che smarriscono il senso della loro appartenenza”.
Una affermazione, quest’ultima, aperta a vasti e profondi spiragli, che richiederebbero altri e numerosi libri ancora da scrivere. Perché la nostra vera appartenenza è all’umanità. Prima di tutto. Senza demonizzarla o disprezzarla, dal momento che siamo noi gli artefici o i distruttori, le vittime o i carnefici. Nessuna “cosa” meglio della politica riesce a farci notare la stupidità o l’intelligenza, la debolezza o la grandezza degli uomini. E fa riflettere la frase di Dietrich Bonhoeffer, nel libro “Resistenza e resa” scritto in carcere, prima di essere giustiziato su ordine di Hitler: “Niente di ciò che disprezziamo negli altri ci è completamente estraneo”. In sintesi, se ogni libro è il mezzo migliore per aiutarci a pensare, “Il libro” di Andrea Iannamorelli ne è un ottimo esempio. (h.8,30)
Sulmona, 16 dicembre (Articolo di Mario Setta)
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