| Relatore: Prof. Francesco D’ Episcopo, docente di letteratura italiana presso l’università Federico II di Napoli
Lettrice: l’attrice Lucia Ferillo
Il professore Francesco D’Episcopo ha voluto iniziare la sua brillante relazione chiarendo il senso della parola poesia. Essa deriva dal greco ed ha come accezione iniziale : fare. La poesia è dunque un fare, un creare con le parole, che vengono usate derogando dalla coesione grammaticale (scarto dalla norma) secondo una particolare disposizione, nel rispetto di regole metriche, ritmiche, retoriche e arricchite di significati metaforici.
Ma perché una persona qualsiasi, comune diviene poeta? A questa domanda l’autrice ha risposto facendo propria l’affermazione di un poeta famoso che ha detto: “ Una vita sola non mi basta.”
Un diamante viene tagliato in 82 facce, si pensi a quante facce la vita taglia in ognuno! Il poeta è chi cerca di dar voce a qualche aspetto multiforme che è in ognuno di noi e fuori di noi. È da qui che nasce l’inquietudine, tema conduttore del libro, quella “ansia insaziabile e infinita di essere sempre se stessa e altro”.
Chi scrive poesie è una persona alla cui porta del cuore viene bussato e questa chiamata, che egli risponda o meno lo segna, è una sorta di chiamata alla vocazione, una condanna alla sensibilità e anche alla gioia, quando diviene capace di dare voce alle esperienze, alle sensazioni, ai sentimenti che sono suoi e di tutti e, nella misura in cui supera la cronaca personale, li rende condivisibili, universali, eterni, suscitando echi profondi nel lettore. Questa è la magia della poesia!
Il relatore ha evidenziato il debito dell’autrice con Pessoa, ella ha precisato: “L’ incontro con Pessoa è stato una sorta di folgorazione sulla via di Damasco. Con lui, nonostante ci separassero anni ed esperienze dissimili, ho sentito un profondo rapporto di affinità e scrivendo questo libro, nato per caso, ma non casuale, ho sfogliato il mio animo, creando una sorta di romanzo di formazione in poesia, in cui le singole composizioni formano gli anelli che sopportano il peso dell’ anima”.
Il prof. D’ Episcopo ha fatto notare come spesso nel libro ricorresse la parola sogno, che però, viene precisato dalla scrittrice in un secondo momento, non è un distacco dal reale, un vivere del sogno nel sogno, ma un tendere a tradurre il sogno in realtà. E ha proseguito spiegando la scelta della copertina il quadro di Caspar David Friederich: “Viaggiatore al di sopra del mare di nuvole”.
Il quadro rappresenta un uomo che si è inerpicato su una montagna, arrivato su un poggio si ferma e si volge indietro. (Noi tutti siamo viaggiatori e scaliamo le nostre montagne) Ciò che vede è un mare di nuvole che velano la realtà che ha appena superato. Sa il cammino che lo attende per arrivare alla vetta, ma fermo, prima di continuare la sua ascesa, in questo momento di sospensione, di riflessione, può cogliere il respiro dell’anima.
“Il respiro del corpo appare lieve, impalpabile, appena percepibile, quello dell’anima, ancor più lieve, impalpabile, rimane impercepibile se non viene svelato”. L’ autrice afferma: “Dal silenzio in cui appena si avverte questo respiro, ho tratto le parole per parlare di quel divino seme dello scontento che ci spinge a percorrere le strade dell’ essere e della vita":
Per temi e per stile, ha quindi concluso il relatore, questo è un libro diverso dal primo, ma entrambi rivelano una forte passionalità, un profondo pathos. I lettori scoprono “un'isola di magia e di timori, accompagnati da momenti di puro godimento estetico”.
“Chi scrive - ha in conclusione affermato Wilma Ambrosio – vuol comunicare e lancia sassi nello stagno quieto o increspato dell’animo del lettore suscitando cerchi via via più ampi. Vuol lasciare una traccia, indicare nel proprio percorso una via per gli altri, se lo vogliono seguire nella selva oscura dello smarrimento, nel purgatorio delle passioni, nella gloria dell’Infinito della Poesia!”
La presentazione è stata accompagnata dalla lettura di alcune poesie splendidamente interpretate dall’attrice Lucia Ferillo, che ha saputo emozionare i numerosi presenti.
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